Cultura e Spettacoli

JANIS JOPLIN «Mia sorella, un angelo disperato»

Laura racconta la regina del blues morta nel 1970: «Era l’hippie più famosa del mondo ma si fece travolgere dalla droga: credeva che l’eroina togliesse l’angoscia». In arrivo uno show tv, una pellicola e un disco folk

Antonio Lodetti

da Milano

Tornano di moda i maledetti del rock. Il cinema e la discografia - sull’onda del successo della biografia da Oscar su Ray Charles - preparano grandi colpi. Sono in arrivo i film Wild and Wicked sulla misteriosa morte di Brian Jones e Walk the Line su Johnny Cash mentre è di ieri la notizia di un film-documentario sugli Who. In questa galleria non può mancare Janis Joplin, la regina del blues bianco, incoronata ai Festival di Monterey e Woodstock, che muore l’anno dopo, nel 1970, a soli 27 anni, con un ago piantato in un braccio. Janis che imita Bessie Smith e abbatte qualsiasi tabù, Janis che canta Summertime e Ball and Chain come una che avesse preso un treno al volo e temesse di perdere la presa, Janis la sballata, l’ubriacona, la fragile ragazzina che sogna una casa con lo steccato bianco. La sua leggenda si infiamma in questi giorni con la ristampa di Pearl, lo splendido album uscito a pochi mesi dalla morte, qui rimasterizzato e pubblicato in un doppio cd insieme ad un concerto tratto dal Festival Express Tour 1970. Sta per partire anche il film Il vangelo secondo Janis di Penelope Spheris (la protagonista dovrebbe essere l’ambiziosa neopopstar Pink) e addirittura un reality show americano. (Anche da noi, il 7 luglio, Pistoia Blues presenta lo spettacolo teatrale Cry Baby: l’ultima notte di Janis scritto da Massimo Cotto). Ad evitare facili speculazioni, su tutti questi progetti vigila Laura Joplin, sorella minore di Janis, che racconta la sua verità sulla ragazzina fuggita dalle raffinerie di Port Arthur, Texas, per diventare una star.
Le cronache raccontano che la sua famiglia sognava un futuro da segretaria per Janis e disapprovava le sue scelte.
«I miei genitori erano all’antica e la provincia americana anni Cinquanta molto bigotta. Janis mandò al diavolo tutte le convenzioni, vivendo come le piaceva e pagando sulla sua pelle. Il suo atteggiamento ci ha sorpreso. Era troppo più avanti di noi, nella musica e nella vita».
Così appena possibile scappò da Port Arthur.
«Era sola contro tutti in un ambiente soffocante; San Francisco invece era la Nuova Mecca e lei ci si buttò con l’incoscienza della bambina che vuol far colpo sui grandi. E ci riuscì, divenne una leader, la donna più famosa del mondo hippie, ma si fece travolgere dalla droga, perché non ne conosceva gli effetti devastanti. Diceva che l’eroina libera dall’angoscia».
C’è qualche cantante moderna che le ricorda Janis?
«No, la sua voce disperata e potente è assimilabile a quella di regine nere del passato come Bessie Smith e Ma Rainey».
Tra pochi giorni esce la ristampa di Pearl, che fu uno dei soprannomi di Janis.
«Sì, Pearl era la sua nuova identità. Vestiva con strani cappelli e boa colorati, sembrava pronta a tagliare col passato. È diventata un’icona, ma per noi rimane la ragazza che sognava una casetta tranquilla con il portico bianco».
Il film su Janis quando uscirà?
«Non lo so, l’importante è che sia una vera autobiografia, che racconti l’anima di Janis. Starò molto attenta perchè non diventi un film morboso e scandalistico».
E il reality che dovrebbe partire alla Tv americana.
«Non è affatto un reality. Io vorrei organizzare una celebrazione di Janis, con artisti di tutto il mondo che cantino i suoi brani con i Big Brother, il suo gruppo originale. I produttori invece vorrebbero una specie di show per trovare una nuova Janis Joplin: ma io non lo autorizzerò mai».
Altri progetti?
«Janis amava il folk. Stiamo preparando un album, con lei alla chitarra acustica e alla voce, che canta brani di Leadbelly, Woody Guthrie, Odetta, registrati a casa o durante piccoli concerti nel club texani, prima di diventare famosa».


C’è qualche cantante che le ricorda Janis?
«Ci sono cantanti bianche come Lou Ann Barton e Melissa Etheridge che eseguono i suoi pezzi in modo commovente».

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