JANNACCI Il grande mattatore sul palco per fare «Teatro»

Il cantautore di «No, tu no» nel salotto di via Rovello

Ferruccio Gattuso

Superata in estate la boa dei settanta, Enzo Jannacci non è cambiato di una virgola: la voce è sempre olimpicamente indifferente alle regole dell'intonazione come la pretenderebbero i benpensanti e bencantanti; l'occhio furbastro si guarda attorno con l'aria di consegnare alla bocca un'ultima battuta sulfurea.
E se proprio bisogna citare un segno di scansione cronologica sul suo essere, bè, sono quei capelli sempre più bianchi ma anche sempre più imprevedibilmente fluenti. Enzo Jannacci c'è, insomma: a prescindere dalle pause che si prende, in sala d'incisione così come sul palcoscenico.
Di questi tempi, il cantautore milanese vive un periodo di febbrile attività, oltre che di grosse gratificazioni: dal 19 al 24 settembre, al Teatro Grassi, il mattatore capace di correre sul filo della musica e delle parole torna in scena con il suo show Teatro, successo della scorsa stagione ai Filodrammatici (e prodotto dai Filodrammatici stessi) e oggi ripresa attesa sulla piazza milanese, insignita dell'importante compito di avviare la nuova stagione del Piccolo Teatro.
Il "salotto" di via Rovello, incastonato nel cuore di Milano, è quel che si dice - per un artista come Jannacci, da sempre sperticato cultore del gioco del pallone - un "giocare in casa". Il riflesso di una città molto cambiata ma, anche, per nulla immemore del suo passato, è pronto a balenare nello spettacolo che il cantautore di No, tu no e El purtava i scarp del tennis interpreta insieme a una band di provata fedeltà: oltre al figlio Paolo, al pianoforte e alla fisarmonica, il vulcanico Enzo è affiancato da Daniele Moretto (tromba e filicorno), Sergio Farina (chitarra acustica), Ellade Bandini (batteria e percussioni), Marco Ricci (contrabbasso e violoncello).
È quindi Enzo, al centro della scena, a farsi narratore di quell'universo meneghino che, nella sua voce, torva un filo conduttore, a dispetto dei mille cambiamenti che la modernità ha operato sul volto della città. C'è spazio per una cinica e disillusa analisi del presente, quindi, ma anche per un nostalgico e struggente amarcord del passato: la Milano dei diseredati, degli sballati che, nelle canzoni di Jannacci, godono sempre di una carezza comprensiva. I senza tetto e i poveracci, i furbi e i fessi, quelli che fanno il palo all'Ortica e quelli che hanno "du occ de bun".
Teatro giunge al Teatro Grassi in forma assolutamente consolidata, se si tiene conto che Jannacci ha portato lo spettacolo in ben 55 città italiane: nel repertorio estratto da una carriera quarantennale, anche vecchi brani recuperati letteralmente in soffita, come Prete Liprando e il Giudizio di Dio, scritta insieme a Dario Fo nel 1965 e Dona che te durmivet, definita alla sua uscita, sempre negli anni Sessanta, una delle più belle canzoni d'amore italiane.

«Il teatro - spiega Enzo Jannacci - è per me una fumisteria, è come entrare in un film, un po' vero, un po' surreale».
Enzo Jannacci, «Teatro», Teatro Grassi, via Rovello 2, dal 19 al 24 settembre, info 848800304, ingresso 22,50 e 19,50 euro

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