Jannuzzo sognatore disilluso che regala notti d’amore

Al Manzoni di Milano rilettura in musical del «Liolà» di Pirandello

Enrico Groppali

Pochi sanno che Pirandello, negli Stati Uniti, ha di recente suscitato l'interesse dei compositori d'opera contemporanei. Come è capitato a Tennessee Williams e al suo Tram che si chiama desiderio che André Previn ha tramutato in uno sgargiante melodramma, c'è chi ha tratto ispirazione da Così è (se vi pare) e dai Giganti della montagna.
Paradossalmente, nessuno ha preso in considerazione Liolà, che ha tutte le carte in regola per approdare al mondo delle sette note non fosse altro che per l'ambientazione in plein air degli amori di questo picaro siciliano nell'isola delle zagare e dei fichi d'India. Per fortuna da noi se n'è accorto Gigi Proietti che, oltre a curarne la regia, ha commissionato a Pippo Caruso le struggenti melopee sulla forza devastante dell'amore e la breve estate della giovinezza destinandole ad uso e consumo di un protagonista entusiasmante come Gianfranco Jannuzzo. Che si muove spigliato e suadente ammiccando dagli anfratti di sasso, paglia e sterco della scena affettuosamente oleografica di Alessandro Chiti giostrando, quasi fosse la reincarnazione ma in positivo di 'Ntoni dei Malavoglia, tra le varie femmine in fregola che se ne disputano la straripante virilità. E che rimangono attonite a divorarselo con gli occhi quando intona un refrain che invita alla pura e semplice gioia dei sensi.
Ma chi è in realtà Liolà, questo sconosciuto su cui invano i nostri registi si interrogano senza mai trovare una spiegazione convincente? Per De Sica, artefice di una lontana edizione, non era che un don giovanni in sedicesimo, per Squarzina e Geppy Glejieses una variazione del mito di Casanova mentre per Massimo Ranieri, nello spettacolo di Scaparro, era un'altra faccia del povero Lazarillo de Tormes della tradizione popolare iberica, sempre assediato dall'atavica maledizione della fame che lo deride gettandogli tra le braccia le femmine del contado.


Ma forse solo Jannuzzo, coadiuvato con straordinaria efficacia dall'impetuosa Guia Jelo, una zia Croce che sembra uscita da un quadro di Mancini, è sulla strada giusta facendo del suo eroe un sognatore ante litteram che può solo concedere alla riluttante e scolastica Manuela Arcuri l'effimera eccitazione di una notte d'amore.

LIOLÀ - di Pirandello Regia di Gigi Proietti, con Gianfranco Jannuzzo, Manuela Arcuri. Milano, Teatro Manzoni, fino al 5 marzo.

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