Roma

Il jazz britannico ha la sua regina: Sarah Jane Morris

La celebre interprete stasera in concerto con le sue canzoni «involontariamente commerciali»

Simone Mercurio

Capelli color «strawberry blond», vale a dire un improbabile biondo fragola - come lei stessa li ha definiti, prendendosi quella che possiamo tranquillamente definire una licenza poetica - e occhi azzurrissimi, la potente e sinuosa verve vocale di Sarah Jane Morris sarà protagonista questa sera (l’appuntamento è per le ore 22) dell’ultimo appuntamento per il mese luglio del programma musicale offerto dalla rassegna «Villa Celimontana Jazz».
La Morris è dagli addetti ai lavori riconosciuta come una delle più black tra le ugole britanniche, straordinariamente in bilico tra ossequio alla tradizione jazz e desiderio di esplorare i territori pop che lambiscono la musica afroamericana dei giorni nostri.
Seppur siano passati ormai parecchi anni, qualcuno forse ricorderà Sarah Jane Morris nella sua partecipazione sanremese in duetto con Riccardo Cocciante per la versione inglese di Se stiamo insieme, la canzone risultata poi vincitrice dell’edizione 1991 del festival.
Altri tempi. Altra musica, soprattutto. Per paradossale che possa sembrare infatti, da quel giorno di quattordici anni fa la grande «singer» inglese ha completamente smesso di occuparsi di canzonette, e soprattutto di cantarle.
Ha rimesso mano alla sua passione di sempre, il jazz delle «sophisticated ladies», e ne ha fatto il leit-motiv di una carriera nuova di zecca: che spesso e volentieri la porta a frequentare, in veste di protagonista, i festival jazz più importanti d’Europa.
Da quell’anno, dunque, dopo un lungo periodo dove la sua carica vocale si è bagnata e abbeverata in tante (troppe) sorgenti artistiche, la Morris ha fondato una sua etichetta, la Fallen Angel, e pubblicato August, un disco che vede la collaborazione di un mito della chitarra come Marc Ribot, già chitarrista fondamentale e collaboratore del grande Tom Waits.
Nel 2003 esce invece Love And Pain un album che «è una celebrazione delle contraddizioni dell’animo femminile - come lo ha descritto la stessa cantante -. È costruito sul ritmo, ma allo stesso tempo pieno di canzoni melodiche: è la cosa più sperimentale e allo stesso tempo involontariamente commerciale che abbia mai fatto». Il disco è stato presentato in anteprima proprio in Italia dopo la Gran Bretagna.
E fin dagli esordi l’Italia è stata una seconda patria per la Morris che, nel 1980, ha fatto il suo debutto proprio a Firenze nella band blues locale dei Panama. Tornata poco dopo nella sua Londra, nel 1982 viene notata da Annie Lennox e da Dave Stewart degli Eurythmics con i quali incide il suo primo successo Into the garden.
Questa sera con lei sul palco della «villa del jazz» del Palatino ci saranno anche Kevin A.

Armstrong (chitarra elettrica e acustica), Dave O’Higgins (sassofono tenore e soprano), Blair MacKachan (tastiera), Henry Thomas (basso), Roy Dodds (percussioni), Martyn Barker (batteria, cajon).

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