Dal jazz al reggae, i tamburi di Drake

I l cuore si mette in mostra e lo fa nel chiostro delle Stelline, luogo storico che porta ancora il nome delle piccole orfanelle che qui erano ospitate fino a mezzo secolo fa. Quale posto migliore, dunque, per esporre i progetti delle associazioni di volontariato della provincia di Milano, eredi di quella cultura del terzo settore di cui la nostra città vanta da sempre un indiscusso primato? L’idea di una mostra, per chi sceglie di donare al prossimo il bene più prezioso al mondo, il proprio tempo, potrebbe apparire un’ostentazione di «buonismo», per usare un’espressione tanto cara ai nostri politici. In realtà, la manifestazione che per tutto il weekend presenta oltre 200 progetti di filantropia sul territorio, è lombardescamente pragmatica. Il problema che affligge le 1.790 organizzazioni che operano in provincia in aiuto di anziani soli, minori e disabili, non è tanto il reperimento di fondi, quanto quello di volontari. E non perchè la «Milan col coer in mann» sia in crisi di vocazione, al contrario: solo nell’ultimo anno, il numero delle organizzazioni è aumentato del 9,5 per cento e solo Milano conta la metà di tutto il territorio provinciale. «Il fatto è che le persone, pur avvertendo la necessità di rendersi utili al prossimo non sanno come orientarsi» riferiscono all’Ufficio Volontariato del Comune di Milano che fa capo all’assessorato alle Politiche Sociali e che ha appena festeggiato il ventesimo anno di attività.
La struttura diretta da Giovanni Daverio coordina un centinaio di volontari che operano nelle nove zone della città. Si tratta per lo più di pensionati non specializzati che dedicano regolarmente almeno mezza giornata alla settimana per risolvere problemi banali per una persona attiva e in salute. Insormontabili per anziani scarsamente autosufficienti o disabili, come ad esempio compilare un modulo, pagare le bollette, recarsi a una visita medica e ritorno.
Ma i bisognosi possono essere anche minori da accompagnare o da prelevare a scuola se entrambi i genitori sono costretti a lavoro e non possono permettersi una baby sitter. Come gli extracomunitari. Già, sembra incredibile ma in città non sono pochi i milanesi che svolgono regolarmente l’attività di «badanti» per i figli di immigrati. In questi casi, spiegano, il volontariato consiste in azioni pratiche ma, soprattutto, in una rassicurante presenza fatta soprattutto di ascolto. «Per tutte le attività più specifiche, il nostro ufficio si mette in contatto con le associazioni private collegate all’assessorato e, ovviamente, ai centri di assistenza domiciliare». In questi ultimi mesi è partita una campagna di sensibilizzazione anche per i giovani, soprattutto gli universitari a cui, in genere, un po’ di tempo libero non manca. Fino a oggi, infatti, oltre la metà (52,8%) dei 42mila volontari attivi a Milano appartengono ad una fascia di età superiore ai 54 anni, con un livello di istruzione elevato, generalmente competenti e specializzate. Le risorse a loro disposizione provengono da fonti private (83 milioni di euro) e da accordi stipulati con enti pubblici (65 milioni di euro). Le risorse private provengono da due fonti: eredità e donazioni (28 milioni di euro) oppure da raccolte di fondi (23 milioni di euro). Vale la pena anche dare un’occhiata alla popolazione assistita dai volontari: 444.474 malati e traumatizzati, 189.160 minori, 79.038 immigrati, 65.834 anziani autosuffucienti, 40.928 detenuti ed ex detenuti, 33.083 anziani non autosufficienti; 22.282 disabili, 17.937 individui in difficoltà economica.
La mostra di questi due giorni alle Stelline sarà un’ottima opportunità per conoscere le associazioni che, per l’occasione, hanno allestito 200 punti informativi, all’interno dei quali sono previsti convegni, incontri, proiezioni e la presentazione di occasioni d’impegno per i nuovi volontari. «I giorni del volontariato» è un’iniziativa patrocinata dal Comune e organizzata da Aim (Associazione Interessi Metropolitani) assieme a Ciessevi (Centro di Servizio per il Volontariato di Milano), Credito Valtellinese con il contributo di aziende private.

«Molte di queste associazioni – ha detto l’assessore Mariolina Moioli - collaborano già con il Comune nell’erogazione servizi alla persona. Questo conferma, ancora una volta, che la sussidiarietà è il valore fondamentale del sistema welfare».

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