Joan Baez, cantautrice «ispirata»

Chiude questa sera a Roma il minitour italiano in tre date di Joan Baez. La cantautrice sarà infatti all’Auditorium Parco della Musica (sala Santa Cecilia, ore 21), dopo essersi esibita a Verona e a Firenze.
Quello di Joan Baez è uno di quei nomi che appartengono alla storia della musica pop. Simbolo di un’epoca tra le più fertili del Novecento. Era il 1963 quando la folksinger di Staten Island sfilava accanto a Bob Dylan alla celebre marcia per i diritti civili. Durante questo periodo, Joan Baez comincia a incentrare la sua attenzione più che sulla musica sulle tematiche della guerra e dei diritti umani, fino a rendere la sua musica ed il suo impegno politico inseparabili. La sua esecuzione dell’inno pacifista We shall overcome di Pete Seeger alla marcia organizzata da Martin Luther King a Washington la legò definitivamente a questo brano, oggi canzone di punta del suo repertorio.
Nel ’69, inoltre, la Baez è tra i protagonisti di Woodstock, che la consacra definitivamente. In oltre quarant’anni di carriera, insomma, l’estetica musicale per la Baez è sempre rimasta in secondo piano rispetto all’impegno politico.
Oggi la Baez è considerata come la madre di tutte le cantautrici di oggi. I tempi cambiano, i capelli non sono più lunghi e corvini, non è più una raggiante cantautrice in erba, ma Joan Baez è sempre la stessa. Con la stessa carica.

Dal punto di vista musicale, pur con la sua sempreverde cristallina voce da soprano (spesso in concerto esegue brani a cappella), Joan si è oggi avvicinata sempre più alla multietnicità del suono, e a quelle sonorità oggi definite «world».
Lo scorso 11 febbraio, alla quarantanovesima edizione dei Grammy Awards, Joan Baez ha ricevuto il premio «Lifetime achievement awards» come premio alla carriera.
Biglietti: platea: 40 euro; galleria: 30 euro.

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