I ponti con le sue origini e il suo passato di brava musulmana li ha già bruciati quando ha deciso d’intitolare «Kamasutra» il suo ultimo album musicale e d’inserirci come gadget un bel preservativo colorato. Ma Julia Perez, alias Yuli Rachmawati, non è una che s’accontenta. Non paga di esser considerata l’icona della degenerazione di stampo occidentale, ora è pronta a scendere in politica per incarnare il ruolo di nemico pubblico numero uno dei gruppi islamici indonesiani. In un Paese dove gli attentati «qaidisti» hanno fatto carneficina di turisti e dove i gruppi islamici condizionano vita pubblica e costumi sociali quel ruolo non è proprio una garanzia di tranquillità. La scalmanata e provocante Julia - protagonista di show televisivi e video musicali che fanno sbavare i maschietti dell’arcipelago - non sembra preoccuparsene. «Sono sexy e allora?», replica provocante a chiunque le chieda se quella reputazione di «bomba del sesso» sia la referenza più adeguata per una candidata alle elezioni locali nel più popolato Paese islamico del mondo. La candidatura della provocante Miss Perez rischia, in effetti, di creare una frattura insanabile tra l’anima filo occidentale del Paese e quella musulmana, mettendo a rischio non solo l’incolumità personale della show girl, ma la stabilità dell’intera Indonesia.
Il partito d’opposizione affamato di pubblicità e consensi che ha offerto alla show girl di rappresentarlo nella città di Pacitan forse puntava proprio a questo. Quella provincia, nella zona orientale di Giava, non è un posto qualsiasi. Quel posto è la terra d’origine di Susilo Bambang Yudhoyono, il presidente protagonista di una guerra spietata ai gruppi armati islamici, ma anche instancabile mediatore tra i partiti filo occidentali e l’influente gerarchia religiosa dell’arcipelago. Candidando la «femmina peccatrice» spauracchio degli islamici nella terra del presidente negoziatore si rischia - secondo molti - di dar fuoco alle polveri e incendiare il Paese. Ma per la disincantata Perez quelle son solo fandonie moraliste messe in giro da chi vuole impedirle di rinnovare una scena politica immobile e corrotta. «Spiegatemi qual è il problema se sono sexy... se mi vedete e mi trovate attraente domani non avrete certo problemi a mangiare, se invece – ribatte - mi mangiassi i soldi del Paese come fanno molti politici probabilmente in breve tempo non avreste più la possibilità di mangiare o mandare i figli a scuola e vi ritrovereste senza speranze».
Quel refrain non è solo lo slogan elettorale di una disinvolta candidata velina, ma anche la storia della sua vita. «Quand’ero ragazzina il mio unico sogno era quello di aver qualcosa da mangiare, non potevo sognare altro perché non avevamo un soldo e io nemmeno immaginavo di poter un giorno diventare famosa», racconta sempre la Perez rievocando i tristi giorni dell’infanzia quando la madre abbandonata dal marito lottava quotidianamente per trovar qualcosa con cui sfamare Yuli e altre due sorelle. L’insperata svolta arriva una decina d’anni fa grazie agli spregiudicati consigli d’un amica più grande sposata con un uomo d’affari australiano: «Lei lavorava in un grande albergo e mi diceva sempre se vuoi diventare qualcuno devi trovarti un bule, un bell’uomo occidentale». La giovanissima e già attraente Yuli non se lo fa ripetere. Non appena finita la scuola si fidanza con un importatore di mobili olandese e vola ad Amsterdam. Tre anni dopo mentre è in vacanza in Spagna pianta quel suo primo bule e se ne trova uno francese che la sposa, le regala il cognome e la introduce nello splendido mondo della moda parigina. In capo a qualche anno la spregiudicata Yuli alias Julia ormai padrona dei segreti dello spettacolo e di un passaporto europeo decide di tentare la carta del ritorno.
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