La Juve ha fatto un passo indietro, Mourinho s’è arreso al calcio italiano. A leggere bene l’esito della sfida di sabato notte a San Siro, c’è da raccogliere solo questi due messaggi e nient’altro per non offrire all’1 a 0 poco luccicante e altrettanto spettacolare, significati impropri. La Juve ha fatto un passo indietro subito, appena ha perso Tiago, la nuova stella cometa del centrocampo di Ranieri rimpiazzandolo con l’acerbo Marchisio. Senza il contributo decisivo di alcuni esponenti della razza storica bianconera (Del Piero, Nedved) ha remato inutilmente controcorrente per larghi tratti della sfida contando su una isolata risorsa: piazzare la linea del fuorigioco molto alta in modo da complicare la vita a Ibrahimovic e Adriano. Sissoko è stato un vero leone, Manninger il brillante sostituito di Buffon: da soli non ce l’hanno fatta a reggere l’onda d’urto nerazzurra. Mourinho si è piegato ufficialmente alla logica del calcio italiano. All’uscita da San Siro, sabato notte, ha vidimato il documento d’identità: abiurato il suo 4-3-3 per il quale ha chiesto rinforzi adeguati e costosi (Mancini, in tribuna, e Quaresma), ha adottato il 4-4-2 che infiniti successi addusse agli interisti (epoca Mancini). Non solo. Ha avuto il coraggio di ripescare Adriano dal fondo dello spogliatoio lanciandolo contro la difesa juventina e applicato con pazienza l’idea di puntare, attraverso lanci da dietro, a “bucare” il fuorigioco juventino fino a cogliere il varco giusto, a metà della seconda frazione.
Ha colto il successo e conservato il comando del torneo, ricacciando indietro la prima delle rivali dichiarate, con Muntari, uno dei suoi corridori più generosi. Ha sbagliato tanto (con Ibra) in attacco, mai ha rischiato di arrendersi alle unghiate della Juve (girata di testa di Del Piero). E così sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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