Juve la più ricca d’Italia Ma i nostri club faticano pure dal commercialista

Diamole lo scudetto che merita: la Juve è la squadra italiana con il miglior fatturato (203,2 milioni di euro), anche se è solo ottava nella classifica dei venti club più ricchi al mondo per la stagione 2008-2009 (quella in cui hanno vinto l’Inter in Italia e il Barcellona in Champions). Esempi, quelli di Inter e Barcellona, a dimostrare che vincere non basta per essere le meglio rifornite finanziariamente. Lo studio proviene da Deloitte e si chiama «Football Money league» (tredicesimo della serie, quindi con solide spalle). E viene, in parte a riconciliare con quel mondo del calcio che mettendo naso tra bilanci e fatturati, qualche giorno fa ci aveva parlato della grande crisi delle squadre inglesi della Premier, assediate da una voragine finanziaria di quasi 4 miliardi di euro di debiti, seguite dalle spagnole (un miliardo) e dalle italiane (la metà delle spagnole). In totale l’Europa ha un indebitamento di circa 7 miliardi di euro.
Stavolta si parla di danari incassati e le spagnole fanno la parte del leone. Il Real Madrid è la squadra che genera i maggiori ricavi al mondo (400 milioni di euro di fatturato in un solo anno) ed è la società, tra quelle di tutti gli sport, con il più alto fatturato annuo. Il Barcellona lo segue poco dietro ed ha incrementato (meglio di tutti) di 57 milioni i ricavi dell’anno precedente. Poi le inglesi che fanno gruppo, e soffrono il deprezzamento della sterlina. In altro caso il Manchester, sceso al terzo posto, sarebbe al primo posto (se i tassi di cambio fossero rimasti quelli del giugno 2007).
In tutto, le prime venti squadre rappresentano un fatturato di 4 miliardi di euro che fa pari con l’intero fatturato del settore musicale in Italia o con il giro d’affari del turismo a Roma. Le italiane stanno nella retroguardia delle prime dodici (8ª Juve, 9ª Inter, 10º Milan, 12ª Roma), ma lo scudettino della Juve dimostra che Monsieur Blanc, il presidente tennista, è notevolmente più in gamba nelle questioni finanziarie rispetto a quelle tecniche. Anche se gli acquisti spesso rischiano di dilapidare il gran lavoro (50 milioni quest’anno solo tra Diego e Felipe Melo). La Juve, l’anno passato, è stato il club italiano (un altro scudettino) che ha avuto i migliori introiti tv (132 milioni, terza dopo Real e Barcellona) davanti a Inter (115,7), Milan (99) e Roma (86,9). Ma perde su tutto il fronte quando si tratta di incassare dal botteghino (16,7). Gli incassi derivanti dai biglietti sono il tallone d’Achille delle italiane. Stadi non adeguati sono una delle cause. Non l’unica. In Inghilterra, per esempio, sono stati spesi tre miliardi in 15 anni per rinnovare gli impianti.
Nel nostro campionato di retroguardia sulla vendita dei biglietti, il Milan è la società meglio piazzata (33,4 milioni, Inter a 28,2), ma sembrano noccioline rispetto ai 101 milioni del Real, ai 127,7 del Manchester, ai 95,5 del Barcellona e ai 117,5 dell’Arsenal. Biglietti, marketing e diritti televisivi sono le tre componenti che fanno vivere le società. E se gli inglesi sono al primo posto per gli incassi dalle Tv (circa 122 milioni a club nella Premier), le nostre sono al terzo con una media di 78 milioni (in tutta la serie A).
Il problema italiano, spiega Deloitte, sta nel consolidamento dei bilanci, con una miglior razionalizzazione degli stipendi dei giocatori, allineati con i reali introiti dei club, e con una gestione più strategica dei settori giovanili. Conclusione di Deloitte. «I ricavi dei club europei sono buoni, i problemi finanziari sono il risultato di un debole controllo dei costi o una mancanza di credito disponibile».


Non va dimenticato che, a partire dal 2012-2013, entrerà in vigore il fair play finanziario voluto dall’Uefa e chi avrà bilanci in rosso non sarà ammesso alla Champions. Ma è pur vero che per vincere, e incassare, bisogna spendere. Non bastano i parametri zero. Il calcio nostro ne sa qualcosa.

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