È un colpo di cannone o il cuore della vecchia Juve che ha ripreso a battere? Forse tutte e due le cose, a giudicare dall’effetto ottenuto dalla brevissima nota della società juventina intervenuta su Calciopoli dopo mesi di silenzio e accuse striscianti di alto tradimento della causa bianconera. «Tuteleremo la nostra storia e i nostri tifosi» è diventato l’annuncio trasformato in un grido di guerra dai blog del tifo bianconero che da sempre hanno fatto delle vicende di giustizia sportiva una questione di vita o di morte, più importante persino del rendimento della squadra nel frattempo precipitato a livelli di guardia.
«Clamoroso: la Juve si schiera» il primo commento apparso sul web: segno che per una volta la comunicazione del club ha riparato parzialmente alle crepe che s’erano intraviste dal giorno drammatico e malinconico della retrocessione in serie B per lo scandalo strutturale, definizione di Francesco Saverio Borrelli, all’epoca grande inquisitore nominato dal commissario Guido Rossi.
Il colpo di cannone c’è stato a metà pomeriggio in coincidenza con la pubblicazione della nota juventina facilissima da decifrare: «Nel pieno rispetto delle attività riguardanti il processo in corso, la Juventus valuterà attentamente con i suoi legali l’eventuale rilevanza di nuove prove introdotto nel procedimento in atto a Napoli al fine di garantire in ogni sede, sportiva e non, come ha sempre fatto, la più accurata tutela della sua storia e dei suoi tifosi. La Juventus confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006».
Tre gli obiettivi perseguiti dalla Juve e dal suo azionista di riferimento, John Elkann, finito sul banco degli accusati (per liberarsi di Giraudo e Moggi ha lasciato che la Juve finisse stritolata da calciopoli la vulgata tra i tifosi): 1) distrarre l’attenzione dal disastroso rendimento della squadra affidata nel frattempo a Zaccheroni dopo il fallimento della scelta Ferrara e l’investimento sul mercato di quasi 60 milioni di euro; 2) cavalcare la tigre dell’anti-interismo così cara al popolo bianconero alla vigilia dello scontro diretto (anche se le «prove» citate nel comunicato non le hanno tirate fuori i legali della Juve, ma quelli di Moggi); 3) mettere pressione alla federcalcio che ha le mani legate dalla prescrizione sui processi sportivi legati alla stagione 2004-2005 ma può certo intervenire sullo scudetto 2006 revocato a Capello e Ibrahimovic e assegnato a Moratti e Mancini (lo «scudetto di cartone», per capirsi).
A pochi giorni da Inter-Juventus, anticipata a venerdì 16 aprile, la mossa può diventare incendiaria: è un rischio valutato dal nipote di Giovanni Agnelli e dai legali del club. Su un punto, infatti la Juve ha mantenuto ferma la barra: nessuna riconversione né sull’operato di Giraudo né in particolare sulla difesa adottata da Moggi nel processo napoletano. La nota prende infatti le distanze dalla teoria «tutti colpevoli, tutti innocenti». Anzi è ferma nel sottolineare che l’avvocato difensore dell’estate 2006, l’avvocato Zaccone formulò la richiesta di «pari trattamento» che torna d’attualità adesso. Il pari trattamento è richiesto ora per l’Inter, attraverso un altro avvocato, Michele Briamonte. Moratti parlò al telefono con Bergamo? Se l’intercettazione non può riaprire i processi, che venga revocato lo scudetto. Un vero colpo di cannone, insomma.
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