Esistono due Juventus: cè quella vestita di rosa lampone, una roba buffa che fa venire in mente Viareggio o Rio, nel senso della carnevalata, un po come certe scelte societarie di mercato e di gestione in questi ultimi cinque anni. Sotto la divisa da clown esiste e riappare la vecchia Signora, caparbia, cinica, fortunata, soda, pratica.
È la squadra di Antonio Conte, di nessun altro, è il gruppo che risponde, in tutto, al carattere esuberante, anche troppo, del suo allenatore che, finalmente, ha restituito allambiente quel senso di appartenenza e di disciplina che si era smarrito. Conte non è un semplice dipendente della società, è un dirigente, capace, con la sua personalità, di bocciare clamorosamente le operazioni definite dal club: nellordine ha rifiutato Ziegler che si era presentato esigendo un posto da titolare forse garantitogli da qualcuno (e sullaffare Tevez sembra che esista un altro equivoco analogo, con una smentita non necessaria visto che la società mai ha parlato della trattativa), così ha fatto con Pasquato definito il nuovo Del Piero, ha messo in panchina o in tribuna Krasic, il primo top player (seguendo la terminologia del flop manager) costato quindici milioni di euro, il serbo non ha imparato a giocare a football, ripete gli stessi movimenti e quando va in campo sembra terrorizzato dallallenatore; non si fida di Elia che un giorno sembra un fenomeno e il giorno dopo non si sveglia nemmeno; tiene a mollo Estigarribia, non sa che fare di Motta, Sorensen, Iaquinta (infortunato per necessità da qui alleternità), di Luca Toni non si hanno notizie e sul salario offerto lanno scorso allex campione del mondo meglio è non infierire, senza contare di Amauri messo alla porta con i suoi tremilioni e ottocento mila euro assicuratigli sempre dalla «nuova» società etica, secondo frase dellazionista di riferimento. Del Piero rappresenta un caso a parte, gestito malissimo da Agnelli, con qualche gaffe dallo stesso Conte con la partecipazione di Alessio, ma il capitano non vive da emarginato, anzi è uomo spogliatoio, uomo squadra anche per un solo minuto, come lo stesso Conte lo fu e continua ad esserlo.
È vero anche che la nuova Juventus è quella di Pirlo, acquistato ancora prima dellarrivo del tecnico leccese. L'ex milanista ha cambiato la Juventus, così come aveva dato significato al gioco del Milan e ancora contribuisce alle idee tattiche di Prandelli, i suoi piedi buoni significano che nel calcio non si inventa nulla, eventualmente si distrugge; poi ci sono Vucinic e Vidal che fanno capire a Felipe Melo e a Diego e a chi acquistò i brasiliani pagandoli 50 milioni di euro, che cosa sia il football normale e non altre vicende collaterali. Cè anche Pepe, muscoli e cuore, uomo messo in lista di partenza ma rivelatosi decisivo, per spirito di adattamento e utilità tattica. Se Pepe usasse anche la testa oltre che la passione sarebbe un vero fenomeno, non gli si può chiedere tutto, basta e avanza quello che fa e che ha portato Milos Krasic alla depressione e al desiderio di trasloco.
La cartella clinica della Juventus dovrebbe portare alla conclusione automatica: scudetto ma Conte è il primo ad ammettere che il primato e le vittorie ottenute contro Milan, Inter e Lazio, sono arrivate «oltre ogni previsione», perché la Juventus è davvero una sorpresa, per se stessa innanzitutto. Le esperienze degli ultimi tre anni, quella dello scorso campionato a dir poco allucinante con un solo colpevole, Delneri, e gli altri furbescamente scampati e sopravvissuti, suggeriscono una certa prudenza nei pronostici. Domani sera contro il Napoli arriva unaltra prova di esame, non facile anche per lassenza dello squalificato Marchisio, perché questa Juventus sta diventando un meccanismo perfetto grazie alla conferma della stessa formazione, a scelte definite e definitive e Marchisio, finalmente utilizzato nella sua posizione naturale ne rappresenta la massima espressione.
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