Kabul - Trecento donne si erano radunate questa mattina a Kabul per protestare contro la famigerata legge che regola il diritto di famiglia per la minoranza sciita (circa il 15% della popolazione) e autorizza de facto lo stupro coniugale, togliendo alle mogli ogni tutela. La risposta è giunta con una fitta sassaiola scatenata da un migliaio di persone, uomini e donne, al grido di "morte agli schiavi dei cristiani", mentre alcune donne poliziotto tentavano di tenere separati gli aggressori dal piccolo corteo.
Legge contestata La comunità internazionale nei giorni scorsi ha chiesto con forza a Kabul la revoca della legge e il
presidente Hamid Karzai si è impegnato a fare qualcosa. Ma il provvedimento è ormai stato approvato
con il sostegno del parlamento, in un paese dove la violenza sulle donne resta un dato comune.
Stupro coniugale La legge, approvata lo scorso mese afferma che il marito sciita può pretendere di avere rapporti sessuali ogni quattro giorni, a meno che la moglie non sia malata; inoltre regola i casi in cui la donna può uscire di casa da sola: è "responsabilità della sposa essere pronta a soddisfare sessualmente io marito e non lasciare la casa senza permesso, salvo in caso di bisogno o difficoltà".
L'attacco di Mohseni Pochi giorni fa uno dei principali leader della minoranza sciita afgana, Mohammed Asif Mohseni, parlando all’università di Kabul aveva sostenuto che le critiche alla legge della comunità occidentale sono una "invasione culturale, che parte dal principio che una cultura è migliore di altre". Mohseni ha sostenuto che la nuova legge è stata "definita democraticamente dai parlamentari afgani" secondo "i principi che l’Occidente difende" e che ogni modifica governativa sarebbe "una violazione costituzionale"».
Karzai in difficoltà Il presidente Hamid Karzai, che in agosto affronta le presidenziali, si trova fra incudine e martello di fronte alle pressioni dei paesi occidentali, Italia, Germania, Francia, la commissione di Bruxelles, il Canada, gli Stati Uniti (Obama l’ha definita una legge "aberrante"), nessuno dei quali sarebbe entusiasta di vederlo tornare al governo. Karzai ha assicurato che la legge è in fase di revisione al ministero della Giustizia perché "alcune parti pongono dei problemi", e è ancora entrata in vigore. Il governo intende farsi scudo delle convenzioni internazionali firmate da Kabul: la revisione, ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri, dovrà "garantire" che la legge non violi gli impegni presi "sui diritti della donna e dell’uomo in generale".
Attivista assassinata Ma la repressione è moneta corrente, soprattutto nelle zone del paese dove i talebani continuano ad esercitare il potere. Domenica scorsa l’assassinio di Sitara Achkzai è stato rivendicato da un portavoce talebano. La donna, consigliera provinciale di Kandahar, era nota per l’attività in favore dei diritti femminili. Cittadina afgana e tedesca, aveva passato in Germania gli anni del potere talebano a Kabul ed era tornata dopo la caduta del regime. Rischiava la vita costantemente nella pericolosa Kandahar e lo sapeva: avrebbe avuto intenzione di ripartire. Quattro uomini su due motorette le hanno sparato mentre usciva di casa.
Coppia giustiziata È di ieri la notizia di una giovane coppia giustiziata pubblicamente nella provincia sudoccidentale di Nimroz; secondo fonti governative i due "erano adulti, entrambi senza legami precedenti, si amavano e si volevano sposare, fuggiti dalle loro famiglie che non approvavano il loro progetto di matrimonio: tre mullah talebani li hanno trascinati alla moschea di Khash Rod ed emesso una fatwa che ne ordinava l’esecuzione: sono stati passati per le armi davanti all’edificio religioso".
La star in fuga E poi c’è la storia di Lema Sahar, la giovane
afgana di "Afgan Star"», il talent show della tv Tolo. La ventenne cantante ha vinto un "premio coraggio", 4.000 dollari americani e un contratto con Tolo Tv. È diventata una star: ma non a Kandahar, la città dove è nata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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