Fausto Biloslavo
Veterano delle missioni allestero, volontario nel genio guastatori, il caporalmaggiore Michele Sanfilippo, 34 anni, serviva lItalia a Kabul e non vedeva lora di tornare dalle sue due bambine. Invece, un proiettile partito involontariamente dallarma di un commilitone, lo ho stroncato nella sua camerata a Camp Invictia, una della basi del contingente italiano in Afghanistan. Lincidente è avvenuto ieri alle 13.30 locali, le dieci in Italia, mentre il caporalmaggiore si trovava nel suo alloggio, una stanza con sei brande, ricavata allinterno di una vecchia caserma afghana costruita dai sovietici.
Con Sanfilippo cera un commilitone, un amico fraterno, assicurano fonti militari a Kabul. Assieme i due militari ne devono aver viste tante, dai Balcani allAfghanistan, passando per lIrak. Laltro militare maneggiava unarma, una delle due in dotazione. Probabilmente una pistola, ma con il colpo ancora in canna che non doveva esserci. Nello spazio angusto fra le brande voleva forse smontarla e pulirla. A un certo punto è partito un colpo, che ha centrato alla testa Sanfilippo. Lo stesso commilitone, che ha sparato senza volerlo, deve aver chiamato aiuto. Sanfilippo era ancora vivo, anche se gravissimo, in una pozza di sangue. I soccorsi sono scattati immediatamente. Il ferito stato subito trasportato allospedale da campo tedesco, praticamente dallaltra parte della strada rispetto a Camp Invictia. I medici hanno cercato di fare di tutto per rianimarlo, ma alle 14.10, ore locali, il caporalmaggiore è spirato.
Ieri dallAfghanistan giungeva la notizia di unimboscata a una colonna della polizia, da parte dei resti dei talebani, che ha provocato venti vittime fra gli agenti. Nel Paese, al crocevia dellAsia, si continua a morire, ma perdere la vita come Sanfilippo rattrista ancor di più. «Il colpo è partito in maniera assolutamente accidentale. Un atto del tutto involontario, che purtroppo ha provocato una tragedia», spiega il colonnello Massimo Giraudo, portavoce di Italfor, il contingente italiano composto da 450 uomini che dalla caduta dei talebani si alterna a Kabul. In tutto sono 2200 i soldati italiani in Afghanistan.
«Le armi sono sempre al seguito del personale, ma quel colpo non doveva essere in canna», conferma il portavoce italiano. Tutti i militari devono scaricare le armi, allingresso della base, una volta rientrati dalle pattuglie. A parte situazioni di particolare allarme o un improvviso attacco di forze ostili, allinterno di Camp Invictia non si può girare con il colpo in canna, tantomeno nelle «camerette», come vengono chiamate le stanze con le brande. Il commilitone che ha sparato a Sanfilippo appartiene alla stessa unità, il 4° reggimento Genio guastatori di Palermo. Nonostante il comprensibile stato di shock, ieri è stato interrogato a lungo dai carabinieri, che stanno svolgendo le indagini. «I carabinieri hanno confermato che si è trattato di un incidente. Escludo che ci sia stato un diverbio o una baruffa. Si parla piuttosto di maneggio incauto dellarma», chiarisce il colonnello Giraudo.
Arruolato nel 1990, il caporalmaggiore aveva alle spalle sei missioni in Macedonia, Kosovo e Irak. A Kabul, grazie alla sua esperienza, mostrava ai novellini come utilizzare al meglio i mezzi pesanti del Genio. Il suo battaglione, che fa parte della Brigata multinazionale di Kabul comandata dal generale Claudio Graziano, ha addestrato i militari afghani, costruito ponti e ripulito strade dalle frane.
«Quando in giro per Kabul vedeva i bambini di strada gli venivano in mente le due figlie piccole, di 7 e un anno, che avrebbe rivisto a metà novembre, a missione conclusa», racconta il portavoce italiano.
A Trabia (paese in provincia di Palermo), dove viveva, lascia oltre alle bambine, la giovane moglie Rosa Maria.
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