da Milano
Da ieri sera, a San Siro, stadio per la quinta volta esorcizzato dai rossoneri, il Milan riprende la sua corsa a zig zag verso il quarto posto. Il largo successo su un Cagliari nientaffatto irresistibile coincide col ritorno nellarena di Kakà, da baciare, bacio accademico sintende, e di Inzaghi boom boom, rimesso in sesto al momento giusto, ma è merito di un ripensamento collettivo avvenuto a Milanello. Rimessa la spina, la squadra che fu campione dEuropa meno di un anno prima, si dimostra allaltezza della situazione. Certo ora, per centrare la missione, ha bisogno di continuità. Non può più fermarsi per strada a fare pic nic, deve tirare dritto accelerando anche nelle prossime due insidiose curve a gomito (contro Juve e Inter). Al merito psicologico (ritrovate lattenzione e la tensione migliori), si aggiunge quello tattico. La correzione di Ancelotti col 4-4-2, costringendo Seedorf a sorvegliare la sua corsia di riferimento, è utile e produttiva. Forse è il caso di insistere da qui fino al termine della stagione. Come la Roma, anche il Milan passa una notte a meno uno dal rivale più accreditato, la Fiorentina. Al resto si vedrà, da oggi in avanti.
Cè il rischio di non riconoscerlo subito il Milan. Cè il rischio perché sei giorni dopo la figuraccia con lAtalanta sembra unaltra squadra. E non tanto o non solo perché può ripresentare Kakà insieme con Inzaghi (Pato, malconcio, resta a casa, Gilardino richiamato per la panchina) quanto nei comportamenti virtuosi, finalmente da squadra. Per esempio si difende col 4-4-2, per esempio è ordinata sul campo senza concedere praterie al rivale, per esempio è più attenta ad osservare i precetti di Ancelotti che viene omaggiato dopo i due sigilli del primo tempo. È come se gli chiedessero scusa. È vero, il rischio di non riconoscerlo cè anche perché nel frattempo Kakà impone subito (8 minuti dal via) la differenza rispetto al Cagliari che lo sottopone a un controllo rigido ma poco efficace. Al primo allungo, nella metà campo isolana, Kakà dal limite trova il destro liftato di altre cento occasioni e col destro langolo lontano di Storari. Il pubblico apprezza e gradisce, si scioglie in applausi e di fatto ricuce lo strappo con Seedorf e con il resto della squadra, maltrattata una settimana prima. Cè da divertirsi a veder chiudere i triangoli come ai vecchi tempi, cè da ammirare Ambrosini e Gattuso, cè da prender nota di altre combinazioni dattacco tutte di ottima fattura. Poi, appena cè una palletta vagante in area di rigore (su angolo di Pirlo), il vecchio pirata Pippo Inzaghi firma di testa il suo secondo sigillo 2008.
Persino nellunica curva della sfida, si corre il rischio di non riconoscere il Milan. Già perché dopo la papera (e volete farvi mancare un po di panico?) di Kalac che rimette in corsa il Cagliari (ma cè un fuorigioco non visto dallarbitro), non si registrano le scene viste in altre circostanze analoghe, con la Samp e Atalanta per citare gli episodi più vicini. E anche qui è la squadra nel suo complesso a dimostrarsi matura e degna della sua storia, a non perdere la testa in attacchi scriteriati, semmai a cercare il contropiede felpato nelle pieghe di un Cagliari deciso a tentare la rimonta completa.
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