Karzai nei guai: ville negli Emirati coi soldi della banca in fallimento

Per la Nato l’Afghanistan è un maledetto inferno capace di inghiottire ogni anno oltre 12 miliardi di euro e le vite di oltre mezzo migliaio di soldati. Per la cricca del presidente Hamid Karzai è il Paese dei balocchi. Un Paese dove il fratello del presidente può comprarsi una banca grazie ai crediti concessigli dallo stesso istituto, saccheggiarne i conti e usare il frutto della razzia per costruire un impero di ville nel cuore di Dubai dal valore, si dice, di oltre 100 milioni di euro. Il tutto attingendo agli aiuti internazionali depositati nella stessa banca e fregandosene delle disgrazie del proprio popolo. È la vergogna nella vergogna, l’obbrobrio emerso, a una settimana dalle elezioni parlamentari, dallo scandalo che proprio in questi giorni sta trascinando al fallimento la Kabul Bank, un istituto privato considerato uno dei perni finanziari del nuovo Afghanistan.
Dai conti della Kabul Bank uscivano ogni mese, sotto forma di bonifici elettronici, i milioni di dollari messi a disposizione della Nato per pagare 250mila fra funzionari statali, poliziotti e militari. Quei bonifici elettronici dovevano garantire la tracciabilità del denaro ed evitare episodi di corruzione. Il grande salasso avveniva invece alla fonte. Gli oltre cento milioni di euro investiti a Dubai in case di lusso, compagnie aeree e proprietà e controllati dalla cricca di Mahmood Karzai, il fratello americano del presidente, sono uscite infatti sotto forma di crediti regolarmente autorizzati. Il buco creato da quello scialo ha finito con il mettere a rischio gli assetti della stessa banca costringendo Hamid Karzai a ordinarne il salvataggio in extremis. Il piano ordinato alla fine di agosto rischia però di trascinare nel fango lo stesso presidente.
I problemi della Kabul Bank hanno spinto migliaia di preoccupati clienti afghani a ritirare in poco più di una settimana oltre 200 milioni di dollari dai conti dell’istituto gettandolo sull’orlo della bancarotta. Più terribile dell’emorragia di contante è però la fuga di notizie. In pochi giorni l’opinione pubblica afgana scopre che al centro dello scandalo c’è Mahmood Karzai, l’ex emigrato proprietario di un piccolo ristorante del Maryland trasformatosi - grazie al fratello presidente - in uno degli uomini d’affari più in vista di Kabul. Quando nel 2007 decide di voler diventare il terzo azionista di riferimento della Kabul Bank , Mahmood non fa altro che chiedere un prestito alla stesso istituto e utilizzarlo per acquistarne il 7% delle azioni. La mossa basterebbe da sola a destare i peggiori sospetti visto che l’istituto è destinato a diventare uno dei canali su cui transitano gli aiuti internazionali destinati al pagamento degli stipendi di soldati e poliziotti. Il peggio invece deve ancora arrivare. A giugno Sher Khan Farnood, amministratore firmatario del prestito iniziale al fratello di Karzai, lancia una frenetica campagna di acquisti immobiliari a Dubai. A colpi di decine di milioni di dollari fa incetta di ville e piscine a Palm Jumeirah, l’isoletta artificiale nuovo olimpo del lusso dove si sono accasati David Beckham, Michael Schumacher, Brad Pitt e Angelina Jolie. Accanto alle ville dai nomi famosi vengono su anche quelle sfarzose e kitch pagate con i circa 110 milioni di euro usciti dai forzieri della Kabul Bank. La più sontuosa del valore di oltre 6 milioni di euro è di proprietà dello stesso Mahmood Karzai. Le altre tutte di un valore tra il milione e tre milioni di euro e rigorosamente intestate al generoso Sher Khan Farnood o a sua moglie si trasformano invece nel «buen retiro» per parenti e amici della cricca Karzai come il fratello del vice presidente Mohammed Qasim Fahim. Le dimore dorate di Palm Jumeirah sono però solo la punta d’iceberg. Il grande scialo comprende anche i disastri finanziari della Pamir Air, compagnia aerea in bancarotta controllata dai nuovi potenti di Kabul. Per non parlare delle lucrose compravendite di altre proprietà messe a segno dall’intraprendente Mahmood Karzai sempre grazie ai prestiti a fondo perduto della banca di casa.

Ora il fratello nega tutto e per difendersi punta il dito contro i «nemici» americani. «Io non controllavo quei conti e la casa l’avevo presa per far studiare i miei figli a Dubai queste notizie - giura - sono tutta una manovra di Washington per mettere nelle pesti mio fratello».

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