Cultura e Spettacoli

Keaton, uno studioso dell’aldilà che non impressiona nessuno

Pur senza l’obbligo di crederci, sembra che le anime dei morti tentino di squarciare quel diaframma invalicabile che ci separa da loro. È ciò che scopre Jonathan Rivers (Michael Keaton), la cui moglie adorata è morta in circostanze misteriose, in seguito all’incontro con uno studioso di questi fenomeni. Studioso che gli consegna alcune verità scientifiche e alcuni dubbi legittimi. L’incontro con Sarah, una giovane libraia, scioglie alcuni dei suoi dubbi e insieme si dedicano a quelle ricerche inquietanti, osservando lo schermo tv che mostra solo un brulicare di puntini. Assimilabile a Poltergeist, ma assai meno affascinante, White Noise è un racconto un po’ monocorde, con un attore vivace come Michael Keaton che deve imbrigliare la sua energia recitativa, costretto da una regia scrupolosa, ma priva di mordente, a starsene a guardare il video in una staticità davvero intollerabile. Tuttavia si può apprezzare almeno la prima parte del film, perché nel prosieguo la sceneggiatura cede il passo al thriller, con i vivi e i morti che sembrano avere gli stessi problemi.



WHITE NOISE di Geoffrey Sax (Usa, 2004), con Michael Keaton, Deborah Kara Unger. 100 minuti

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