Quanto odio contro chi serve la Patria

Quello accaduto a Castel D'Azzano non è un incidente, non è una fatalità, non è una tragica casualità. È un attentato. Un agguato. Una strage premeditata e voluta contro carabinieri che stavano soltanto eseguendo il loro dovere

Quanto odio contro chi serve la Patria
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Caro direttore Feltri,
sono sconvolto per quanto accaduto a Castel D'Azzano, nel Veronese, dove tre carabinieri sono morti in un'esplosione e molti altri tra agenti e vigili del fuoco sono rimasti feriti. Mio nipote ha espresso il desiderio di entrare in Polizia, vorrebbe partecipare al prossimo concorso, ma non le nascondo che sono molto preoccupato.
Non mi pare che ci sia mai stato, come oggi, un odio così sfacciato contro le forze dell'ordine. È una mia impressione o davvero siamo di fronte a una deriva pericolosa?

Cordiali saluti,
Francesco Galli

Caro Francesco,
non ti sbagli: non è solo una tua impressione, è la realtà dei fatti. Stiamo assistendo a una vera e propria escalation di odio, rabbia, violenza nei confronti delle forze dell'ordine, in particolare contro chi rappresenta lo Stato, fa rispettare le leggi e garantisce la sicurezza di tutti noi.

Quello accaduto a Castel D'Azzano non è un incidente, non è una fatalità, non è una tragica casualità. È un attentato. Un agguato. Una strage premeditata e voluta contro carabinieri che stavano soltanto eseguendo il loro dovere in uno stabile occupato abusivamente. E qui tocchiamo il primo punto chiave: da anni una certa sinistra ha sdoganato, legittimato e perfino romanticizzato il concetto di occupazione abusiva, come se fosse un diritto sociale, come se fosse giusto sottrarre un bene privato o pubblico con la forza. È stato costruito il mito del povero disgraziato contro il cattivo carabiniere. Il mito dell'occupante fragile contro lo Stato oppressore. In questa narrazione malata, i militari vengono visti non come servitori del bene comune, ma come nemici, come agenti di un potere da abbattere. È da qui che nasce la delegittimazione morale che, prima ancora della violenza fisica, è il vero veleno. Poi arriva il resto: i cortei pseudo-pacifisti, dove si lanciano oggetti contro i poliziotti e si osanna Hamas; le piazze dove si sventolano bandiere straniere e si nasconde la faccia dietro un passamontagna; la retorica giustificazionista di politici che, ogni volta che un agente reagisce a un'aggressione, si affrettano a chiedere commissioni d'inchiesta invece di difendere chi rischia la pelle. È così che si costruisce un clima d'odio. È così che si arriva a considerare normale aggredire un carabiniere, accoltellare un poliziotto, far saltare in aria tre uomini dello Stato.

Tu hai un nipote che vuole entrare in polizia? Io gli direi: fai bene, l'Italia ha bisogno di giovani coraggiosi. Ma gli direi anche: sii consapevole che oggi, chi porta una divisa, porta anche un bersaglio addosso. E non dovrebbe essere così. Dovremmo essere noi tutti a fare scudo, a difendere i nostri carabinieri, i nostri agenti, i nostri militari. Dovremmo essere noi a reagire. Ma spesso restiamo in silenzio, intimiditi, anestetizzati da decenni di cultura anti-Stato. Una cultura che ha prodotto il mostro che ora ci morde.

La sinistra, invece di prendere posizione netta contro questa barbarie, balbetta, minimizza, comprende, assolve. Quando va bene, resta zitta. Quando va male, solidarizza con chi odia lo Stato. Questa è la verità. E allora sì, è giusto essere preoccupati. Ma è anche il momento di dire basta. Di tornare ad avere rispetto per chi serve la Patria. Di dire con chiarezza che non esiste alcun diritto all'illegalità, né all'odio, né alla violenza. E che chi tocca un carabiniere, un agente, un vigile del fuoco, tocca lo Stato e va punito con fermezza assoluta.

Ai tre carabinieri caduti vanno il mio onore, il mio dolore e il mio rispetto. A chi li ha uccisi, deve andare l'ergastolo.

E a chi difende questa feccia, va ricordato ancora: siete complici morali della loro morte.

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