Il keniano triste vince il Campaccio al fotofinish

Il keniano triste vince il Campaccio al fotofinish

Campaccio secondo tradizione a San Giorgio su Legnano. Pioggia, temperatura 3° gradi, umidità 73%. Ma soprattutto fango lungo tutto il percorso. Non è stata una novità, anzi, tanto per dare ragione a quel buontempone che anni fa suggerì di cambiare il nome alla corsa da Campaccio a Fangaccio, a gloria del vero padrone della gara. Così pure ieri, terreno classico di una corsa campestre, vera dal primo all’ultimo metro. E al solito senza un vincitore italiano. È dal 1993 che un italiano non vince più. L’ultimo è stato Francesco Panetta battendo i due keniani Koech e Chelimo. Poi etiopi, keniani, portoghesi. Lo stesso cliché vale per la gara femminile, in cui l’ultima vittoria italiana risale al 1994, con la veneta Silvia Sommaggio.
La gara maschile, sui 10 km, è stata nella fase calda, da metà in poi, un assolo straniero, risoltosi alla fine con una volatona da fotofinish, con il keniano Edwin Soi, 21 anni, davanti all’ucraino (di stanza in Italia) Sergey Lebid, che già in due occasioni aveva sfiorato il successo con due terzi posti, 2002 e 2004. Poi dietro loro altri otto stranieri (Feleke, Dinkesa, Maregu, Businei, Abraham, Chatby, El Idrissi, Sikine) prima di arrivare al primo italiano, Stefano Scaini, 30’29” il suo tempo, finanziere, che ha preceduto un pimpante De Nard, l’unico italiano a mettersi in mostra nella parte centrale, conducendo per lungo tratto il plotone di testa. Poi gli è finita la benzina ed è giunto al traguardo con 23” dal vincitore, dodicesimo.
La bagarre finale comincia a 200 metri dall’arrivo. Quando Lebid di fronte all’attacco di Dinkesa scatta e guadagna la testa. Sembra ormai che abbia la vittoria in tasca; ma Soi, preso di sorpresa, visto partire l’ucraino si mette sulla sua scia e con uno spunto da velocista riesce a superare, cogliendo il successo, proprio sul traguardo l’avversario. Gli altri appena dietro: 29’46” il tempo del vincitore e del 2° arrivato. Feleke a 29’48”, Dinkesa a 29’53”.
Un vincitore senza sorriso: «Le cose si stanno mettendo male in Kenya, è un momento molto difficile», ha detto Soi. Lui si allena a Trento ma sua moglie e la figlia di due anni e mezzo vivono a Kericho, a circa 250 chilometri da Nairobi, vicino a una zona di scontri: «Per questo sono dovuti scappare e rifugiarsi nella foresta». La situazione, in prospettiva, rischia di compromettere la sua stagione, compresi i Giochi di Pechino 2008. In Kenya sono previste a febbraio delle gare, ora in forte dubbio.
La gara femminile ha vissuto su quattro protagoniste. Tre delle quali straniere: l’inglese Kate Reed, l’ungherese Aniko Kalovics e l’etiope Selina Kurui. Questo terzetto procede nettamente staccato dal seguito delle avversarie con l’inglese che pare più scattante delle altre.

Ma all’ultimo giro (Km 6) la Reed opera uno scatto imperioso, stacca la Kalovics, mentre la Kurui cede di schianto e si lascia superare dalla nostra Elena Romagnolo (che è campionessa e primatista italiana dei 3000 siepi), che conquista così un posto, il terzo, sul podio.

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