Sorpresa belga in insalata romana, ieri in concorso, con Kill Me Please (Per favore uccidimi), commedia nera, oltre che in bianco e nero, sulla morte assistita. A riprova del fatto che si può ridere di tutto e su tutto, a patto di procedere con intelligente umorismo. Così, mentre il mondo tremava per la sorte di Sakineh e allAuditorium si proiettava È mio il tuo ultimo respiro?, sulla pena di morte, ecco una galleria di fricchettoni, firmata da Olias Barco, dove lintento è quello di dare un senso al suicidio a richiesta. È un buon modo per affrontare leutanasia, con quel pizzico di sfrontata ironia buono a mandar giù lamara pillola.
Così, nella prima scena pensi subito a Bergman, perché la grottesca clinica del dottor Kruger (Aurelien Recoing) è soffocata da un manto di neve e intorno tutto è candido. Ma è di Charlie Chaplin che si tratta, di puro Tati. Perchè spunta il celebre comico (Benoit Poelvoorde), con un cancro incurabile e che perciò desidera morire; appare una ragazza, che ha subìto 15mila punture a causa duna rara malattia e non ne può più («È vita, questa?», si chiede giustamente lei). E poi cè un cabarettista trans (Zazie de Paris) in crisi perché ha perso la voce, un giocatore dazzardo che sè giocato la moglie a poker ecc. E cosa fanno costoro in attesa che lo strampalato Dottor Morte li ammazzi? Chiacchierano, giocano e se ne fregano di quanto succede là fuori. A guastare quel limbo interviene lindagine duna misteriosa finanziera, che ha sentito parlare della struttura terapeutica e si mette a indagare. Il sogno del suicidio perfetto sembra infranto, però sarà la morte a decidere quando colpire. Olias Barco, qui alla sua seconda prova, conferma la propria vena surreale, insistendo sulluso duna fotografia volutamente sfocata, a ribadire quel non prendersi troppo sul serio, neanche quando si è in articulo mortis (a pagamento). Continuando la serie nera del festival, ieri soltanto Zazie de Paris è riuscita ad essere presente (gli altri del cast, su un volo in ritardo: non a caso il personaggio di Zazie è l'unico che sopravvive). «Il film è nato per divertire e parla di temi collegati alla morte. Possiamo mettere nella Costituzione il diritto a morire? È questa la vera questione politica di tanto Helzapoppin, che più nero non si può», scherza Zazie.
Dopo la questione omosessuale dunque, alla kermesse romana ha fatto discutere il problema della morte assistita, affrontato però con una coraggiosa dose di humour.
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