Il killer suona al campanello: marito e moglie freddati in casa

Giallo ai Castelli Romani: la coppia gestiva negozi d’abbigliamento al dettaglio. Si indaga nell’ambiente degli affari

Alessia Marani

da Roma

Una micidiale esecuzione: cinque colpi di revolver per uccidere Marco Cerrini, imprenditore romano di 61 anni, strozzato dai debiti, e sua moglie Rossana Lucatelli, di 60. Entrambi freddati giovedì sera sull’uscio della loro abitazione, una villetta a tre piani di un complesso residenziale di Grottaferrata, il «Flowers Village» sulle colline dei Castelli Romani. Marco e Rossana hanno aperto la porta al proprio killer. A trovare i loro corpi senza vita è stato il figlio di 26 anni, Matteo, di ritorno a casa alle 2,30 della notte, dopo avere trascorso la serata dell’Epifania in compagnia della fidanzata. Quando il ragazzo infila la chiave nella toppa, fatica un po’ per aprire il portone e urta il cadavere del padre, riverso sul pavimento in una pozza di sangue, con tre proiettili calibro 38 conficcati sul torace. Un metro più avanti, ripiegato su un fianco, quello della madre. Inutile chiamare il 118. Accorrono invece i carabinieri, compresi quelli del Raggruppamento scientifico che, fino alla mattina successiva, passano al setaccio e campionano ogni traccia, ogni elemento o reperto organico che possa tornare utile alle indagini, fino a inchiodare il possibile responsabile. Sul posto si precipitano anche i «segugi» della Seconda sezione del Nucleo operativo provinciale dell’Arma, quella che combatte i reati contro il patrimonio, la stessa che all’inizio di dicembre ha sbattuto dietro le sbarre a Roma un’organizzazione di cinque criminali, feroci e picchiatori, dedita all’usura e in odore di legami con la camorra e i clan affaristici legati agli ultimi rivoli della famigerata Banda della Magliana. Territorio d’azione: il Casilino, il Tuscolano e gli stessi Castelli.
Sarà un caso, ma proprio sui «conti in rosso» della famiglia Cerrini s’incentrano le indagini degli inquirenti. Che, ieri, dopo avere a lungo interrogato lo stesso Matteo (a cui risulterebbero intestati gran parte dei beni di famiglia) e la sorella Alessia, di 32 anni, hanno sequestrato i registri contabili relativi ai due negozi al dettaglio ancora in loro possesso, rispettivamente sull’Appia e in via Tiburtina (l’unico intestato alla ragazza, da poco andata a convivere con il compagno) e i documenti riguardanti l’ultimo fallimento dichiarato, ovvero quello di un capannone d’ingrosso d’abbigliamento sulla via Prenestina, ceduto a settembre. Un’impresa commerciale al tramonto, quella dei Cerrini, famosi nella capitale alla fine degli anni ’70 per avere aperto una delle prime catene all’ingrosso di vestiario, la «Ciemme», con due punti vendita e un enorme magazzino in largo dei Colli Albani. Successivo è l’acquisto di un intero palazzo, sempre sulla Prenestina, all’incrocio con via di Tor Sapienza. Tutte attività che Marco rileva e chiude aprendo procedure fallimentari che, spesso, lasciano conti aperti con fornitori e istituti finanziari. Man mano l’imprenditore contrae debiti con le banche, viene protestato. Un baratro che facilmente può condurre nelle mani di spietati usurai. «Prima di Natale - racconta una vicina - ho sentito delle persone discutere nella villetta. Qualcuno diceva: “Se non paghi stavolta t’ammazzo”». Che i Cerrini versassero in gravi difficoltà economiche non era un segreto. Da tempo non pagavano nemmeno più il condominio e la casa stessa era vincolata dai fallimenti. «Parlavo spesso con Marco - dice Mauro P., un altro vicino, anche lui commerciante - della crisi. Lui era disperato, diceva che la concorrenza illegale, ora anche quella cinese, l’aveva rovinato».

Solo da pochi mesi l’uomo era uscito da un forte stato depressivo. Giovedì sera molti degli inquilini dei 26 villini del Flowers Village avrebbero udito i colpi intorno alle 20,30. «Pensavamo - hanno detto - che fossero ancora petardi».

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