Piera Anna Franini
L'esecuzione di una Passione bachiana rientra nella rosa dei progetti perorati e realizzati da Riccardo Chailly che volle creare un solco bachiano a Milano. L'idea - poi realizzata - era quella di proporre annualmente, durante il periodo pasquale, le due uniche Passioni di Bach pervenute integralmente, la Passione secondo Matteo e secondo Giovanni. Un progetto da realizzarsi alla testa del Coro e Orchestra Sinfonica Verdi diretti stabilmente da Chailly fino alla stagione scorsa, quindi prima degli impegni di Lipsia e delle riapparizioni scaligere del Maestro.
Il solco bachiano è stato tracciato. E domani, ore 20.30, come tradizione insegna, Coro e Orchestra Verdi proporranno una Passione di Bach, quella secondo Giovanni. L'appuntamento non è all'Auditorium sui Navigli, cioè nella casa della Verdi, bensì al teatro degli Arcimboldi. Sul podio, un nome eccellente nell'area della musica barocca: l'inglese Robert King. Che per l'occasione s'è portato il fior fiore dei cantanti bachiani o comunque avvezzi al repertorio barocco. Tra essi, il soprano Rebecca Bottone, il contralto Hilary Summers, il tenore Edward Lyon, il basso Ben Davies, il basso-baritono Andrei Foster-Williams. Il ruolo dell'Evangelista compete a Daniel Norman.
King, classe 1960, di Wombourne, è cresciuto musicalmente nel Choir of St. John's College di Cambridge. A vent'anni già fondava il suo complesso, il King's Consort. Poi è stato un crescendo. King sta lavorando con la Verdi da una settimana, orchestra che confessa di amare: «È flessibile e aperta come poche altre compagini a nuove idee». Riconosce che sarà una Passione totalmente diversa rispetto a quelle passate in casa Verdi, «la bellezza della musica è che possono convivere interpretazioni opposte eppure plausibili». Conoscendo l'approccio strettamente filologico di King, prefiguriamo la lettura di questa Passione. Dove «filologico», chiarisce King, non sta per suono magro e smunto, «ma una larga tavolozza di colori. Ciò che fa la differenza è il modo di creare questi colori». King è in confidenza con entrambe le Passioni bachiane, della Passione secondo Giovanni ama «la compattezza di un dramma che si esprime in uno spazio assai più ristretto rispetto a quello riservato alla Passione secondo Matteo. Qui non c'è tempo per riflettere». King non esita, poi, a definire Bach «il gotha della composizione. Non v'è musicista che non l'abbia venerato».
King si divide fra la sua orchestra barocca e complessi moderni. È un musicista sopraffino e curioso, ma pure consapevole delle regole del mercato... assai spietate in Inghilterra dove «il governo non dà assolutamente soldi, ci dobbiamo arrangiare da soli».
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