RomaLibor Kozak non si sarà fatto molti amici tra i milanisti: colpa di quei falli su Legrottaglie (che gli hanno fatto rischiare il giallo) e Bonera (più casuale che cattivo) che hanno messo fuori gioco i due centrali rossoneri, dimezzando la già incerottata retroguardia di Allegri, e dellacceso duello con Yepes, chiusosi senza conseguenze per entrambi. Ieri il colosso ceco, che ha nel suo dna di attaccante roccioso di saltare e sgomitare e già difeso da Reja e Muslera nel dopogara («lotta con generosità ma gioca pulito»), si è comunque detto rammaricato per gli episodi accaduti a San Siro. «La scorsa notte ho telefonato a Legrottaglie per scusarmi, gli ho detto che ero dispiaciuto, ma che non lavevo fatto apposta, lui mi ha risposto di stare tranquillo perché sono cose che in campo posso succedere - così Kozak ai microfoni di «Lazio Style Radio» -. Era comunque un brutto intervento, ne sono consapevole, ho capito subito che non andava bene quello che era successo, ma vi posso garantire che non ho fatto in tempo a levare la gamba e che non sono entrato certo per far male. Stavo guardando solo la palla e ho alzato la gamba troppo tardi».
Il racconto della punta di Opava è stato confermato dal difensore pugliese del Milan, che ha avuto bisogno di qualche punto di sutura alla fronte e che oggi saprà - dopo nuovi esami medici - quanto tempo dovrà stare fermo per assorbire il trauma al collo. Kozak si è invece assolto al 100% per lo scontro che ha portato alla ferita allo zigomo di Bonera (che fortunatamente non ha provocato fratture al calciatore rossonero). «Era fallo su di me - ha sottolineato lattaccante ceco - io volevo proteggere la palla e lui mi ha preso con la testa, arrivando sparato da dietro. Non mi sono nemmeno accorto che si fosse fatto male».
Di grande correttezza invece il duello, pure duro, con Yepes. «Ha fatto una grande partita - ha concluso Kozak -. Giocando contro difensori come lui, posso crescere molto. Ci siamo picchiati, ma a fine partita ci siamo stretti la mano».
Reja ha definito Kozak un «malato di gol». Il giovane Libor ha accolto questa definizione con un timido sorriso e guarda avanti: «Speriamo che duri questa malattia, è molto bella. Contro la Fiorentina sono partito emozionato, ho speso tanto, sono riuscito a perdere addirittura due chili. Fare gol però è una cosa stupenda, sentire cantare e gioire i nostri tifosi, andarsi a prendere labbraccio della Nord. È bello farmi chiamare bomber dalla gente. I miei modelli? Jan Koller e Luca Toni, fisicamente ci assomigliamo molto.
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