Cinema

Un kolossal difficile da amare

Saranno in tanti esercenti ad accendere, da oggi, delle simboliche candeline a Cameron, il regista del nuovo kolossal ambientato a Pandora

Un kolossal difficile da amare

Saranno in tanti esercenti ad accendere, da oggi, delle simboliche candeline a Cameron, il regista del nuovo kolossal ambientato a Pandora. Se non ora, quando, verrebbe da dire, perché se non ci riesce il sequel del film che più ha incassato al mondo, ovvero 2,9 miliardi di dollari, chi potrebbe aiutare la settima arte a risalire dal baratro dei conti in rosso? Il nuovo Avatar La via dell'acqua è costato uno sproposito e, a dirlo, è lo stesso Cameron. Che, anzi, è stato più esplicito: «Il film è stato fo**utamente costoso», vaticinando, addirittura che «dobbiamo riuscire a recuperare i costi». Tradotto: incassare almeno 2 miliardi di dollari per coprire produzione e marketing. Insomma, una scommessa delicata che non è detto sarà vincente. Di certo si potrà puntare su una pesca miracolosa di statuette nella notte dei prossimi Oscar, Spielberg permettendo. Questo Avatar 2, che ci fa riabbracciare il 3D (ben fatto, soprattutto a livello di profondità e di densità dell'immagine e che rende una meraviglia il mondo subacqueo) e andrebbe guardato in IMAX per gustarlo al suo massimo, è certamente imponente dal punto di vista visivo, ma ha un difetto di base: è difficile da amare fino in fondo. Ci sono tanti momenti riusciti (e ci mancherebbe altro), soprattutto quando Cameron scatena l'azione. Con scenografie da kolossal (con occhio strizzato a Titanic) e un cast solido. Però, maledettamente estenuante per durata, 195 minuti che sono un vero attentato a chi soffre di prostata. Troppa carne al fuoco, con sottotrame che finiscono, a volte, per ingarbugliarsi; il tutto per sorreggere una storia decisamente esile, che esalta la famiglia e la cui trama leggete qua a fianco. Insomma, uno spettacolo che ti attira, ma non ti stringe a sé, che ti impressiona, ma non sempre ti coinvolge. Più che cinema, questo è un modo diverso di intrattenere lo spettatore. Se il cinefilo diserta le sale col prodotto tradizionale, diamogli qualcosa di differente. Anche se, rispetto al primo Avatar, c'è un migliore e più profondo sviluppo dei personaggi e l'azione, soprattutto nell'atto finale, è da applausi convinti. Cameron, poi, sembra omaggiare i suoi più grandi successi, quasi in maniera intima ed emozionante.

Comunque sia, vale tutti gli euro spesi per il biglietto.

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