Kosovo, Europa in ordine sparso: maggioranza (con l’Italia) per il sì

A favore anche Germania, Francia e Gran Bretagna. Il no di Madrid

L’Europa non è riuscita a trovare l’unità sull’indipendenza del Kosovo. Al termine del vertice dei Ventisette a Bruxelles è stato deciso di lasciare ai singoli governi la libertà di riconoscere o meno il settimo Stato sorto dalle ceneri della Jugoslavia di Tito. Come previsto, i quattro “grandi dell’Ue” (Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) più il Belgio sono stati i primi ad annunciare la loro decisione positiva: il ministro degli Esteri D’Alema ha precisato che il governo italiano chiederà prima al Parlamento di approvare la sua scelta.
Un corposo gruppo di sedici Paesi dell’Unione ha annunciato il proprio sì a scadenze variabili, comunque entro il mese di marzo. Tra questi Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Svezia, Portogallo, Austria, Ungheria, Slovenia, Finlandia e Danimarca. La Bulgaria, storicamente vicina alla Russia e timorosa di sviluppi imprevedibili nei Balcani, ha chiesto altro tempo per decidere: al momento è orientata al no. Situazione simile per Grecia e Slovacchia.
Altri tre Paesi hanno invece fatto risuonare dei no rotondi. Spiccano per dimensioni e peso la Spagna e la Romania, accompagnati da Cipro. Tutti hanno concrete ragioni per temere di ritrovarsi ingigantiti in casa propria i problemi del secessionismo arrivati a maturazione nel caso del Kosovo. Madrid deve gestire due patate bollenti: i Paesi Baschi, dove un’agguerrita minoranza di estrema sinistra persegue l’indipendenza attraverso il terrorismo, e la Catalogna e il ministro degli Esteri Moratinos ha detto che il suo governo «non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo», facendo un paragone con l’invasione dell’Irak. La Romania teme i secessionisti ungheresi (un problema analogo a quello della Slovacchia), e parla di «indipendenza illegale». Cipro vuole evitare di fornire argomenti alle pretese di riconoscimento della Repubblica turca di Cipro Nord, finora sostenuta solo da Ankara.
A livello extracomunitario questi rifiuti si aggiungono a quelli arcinoti della Serbia e della Russia, e a quelli della Moldavia, della Bosnia e della Georgia. Fuori dall’Ue hanno invece già annunciato di riconoscere il Kosovo indipendente gli Stati Uniti, la Turchia, l’Afghanistan e l’Albania, che considera il Kosovo una sorta di fratello minore. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha salutato l’avvento di un «Kosovo sovrano e indipendente», ma col pensiero rivolto alle pretese della Russia ha ammonito a non considerare questo caso «come un precedente. È un caso speciale, nel quale alla luce dei conflitti degli anni Novanta l’indipendenza era l’unica via d’uscita percorribile».

Ma alla Serbia, «alleata in due conflitti mondiali», ha ribadito «l’amicizia degli Stati Uniti». Il governo di Belgrado ha però risposto ritirando il proprio ambasciatore da Washington.
Annuncia un sì prudente e «senza fretta» anche la Croazia, mentre prende tempo il Vaticano, che sospende il giudizio.

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