In Kosovo vince il “serpente”, l’ex guerrigliero dell’Uck Hashim Thaci, 39 anni, che spianerà la strada verso l’indipendenza a ogni costo. Lo chiamavano così ai tempi della guerra contro i serbi, perché non era mai andato per il sottile con nessuno, neppure con gli oppositori interni che gli davano fastidio. Sabato scorso il suo Partito democratico (Pdk) ha conquistato il 34% dei voti nelle elezioni parlamentari. Un dato ancora ufficioso, ma che permette a Thaci di ipotecare la poltrona di Primo ministro. L’affluenza al voto, solo il 45% di elettori su un milione e mezzo di aventi diritto, è la più bassa della storia del Kosovo dal 1999, anno in cui i guerriglieri dell’Uck entrarono vittoriosi a Pristina grazie all’appoggio militare della Nato.
I circa 100mila serbi rimasti hanno boicottato in massa le urne. Nel Kosovo settentrionale, una loro roccaforte, sono andati ai seggi in tre e pochi altri nelle enclave del sud. Ora i nodi verranno al pettine a cominciare dall’indipendenza che gli albanesi sono pronti a dichiarare in maniera unilaterale. Thaci è stato chiaro: «La nostra vittoria dimostra che il Kosovo è pronto a muoversi verso la libertà e l’indipendenza». La Bbc ha inoltre raccolto la prima entusiastica dichiarazione, davanti agli attivisti del suo partito in delirio, in cui il primo ministro kosovaro in pectore annunciava: «Dichiareremo l’indipendenza subito dopo il 10 dicembre». La fatidica data rappresenta la scadenza delle trattative a oltranza fra serbi, albanesi e comunità internazionale per definire lo status della provincia. La maggioranza albanese vuole l’indipendenza subito senza compromessi, ma la minoranza serba è pronta a opporsi con ogni mezzo a questa ipotesi. Thaci già vede un futuro idilliaco e sostiene che «i kosovari hanno mandato un messaggio al mondo, mostrando che siamo una società democratica, pronta a portare il nostro Paese nell’Unione Europea».
La realtà è ben diversa e non si esclude che attorno al nodo dell’indipendenza possa riaccendersi il conflitto fra serbi e albanesi. Da una parte le grandi enclave serbe e Mitrovica nord, la città divisa etnicamente dal fiume Ibar, si preparano al peggio. Ovvero all’esodo dalle zone più indifendibili e a resistere anche armi in pugno a Mitrovica. Dall’altra è tornato alla ribalta negli ultimi due mesi un nuovo Uck, l’Armata nazionale albanese (Ana), bollato come organizzazione terroristica dall’Onu. Mascherati e vestiti con uniformi nere pattugliano, dotati di armi costose e modernissime, il nord del Kosovo al confine con la Serbia. Sostengono di essere pronti ad affrontare i paramilitari serbi della “Guardia dello zar Lazar”, un gruppo di invasati che vorrebbe riconquistare il Kosovo sgozzando tutti gli albanesi. Il problema è che Belgrado non reagirà positivamente al successo elettorale di Thaci sempre considerato dai serbi un capo “terrorista”.
I partiti che governavano il Kosovo fino a oggi hanno preso, invece, una sonora batosta. La Lega democratica (Ldk), orfana del suo fondatore Ibrahim Rugova recentemente scomparso, è crollata al 22% perdendo metà dei voti rispetto alle ultime elezioni. In ogni caso gli esponenti più in vista del partito di Thaci hanno già fatto sapere che un’alleanza di governo con l’Ldk è altamente probabile. L’altra formazione uscente di governo, l’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak), è sprofondata al 9%. Il suo leader, Ramush Haradinaj, nonostante campeggiasse sui manifesti elettorali, è dietro le sbarre a L’Aia, accusato di crimini di guerra quando era un famoso comandante dell’Uck.
Una fazione scissionista dell’Ldk sembra aver ottenuto un discreto risultato, attorno al 10% dei consensi, mentre l’editore e intellettuale kosovaro Veton Surroi forse non ce la farà a entrare in Parlamento superando la soglia del 5%.
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