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Kostner-Zoeggeler, una bandiera per due

Aspra battaglia per il tricolore. Ma non è detto che a vincerla sarà un altoatesino: sperano anche Rocca, Piller, la Paruzzi, Ghedina. E la coppia Fusar Poli-Margaglio

Maria Rosa Quario

Saranno in molti questa mattina ad aspettare con ansia notizie da Roma, dove dalla riunione della giunta del Coni uscirà il nome dell’atleta che il 10 febbraio prossimo avrà l’onore di far sventolare il tricolore nello stadio di Torino alla cerimonia di apertura dell’Olimpiade. La squadra italiana sarà l’ultima ad entrare nel Comunale, ribattezzato «Grande Torino» per l’occasione. Vengono già i brividi solo a pensare al boato che accompagnerà l’ingresso degli azzurri, di solito protagonisti della sfilata più disordinata, macchine fotografiche che scattano, gruppetti con cartelli «ciao mamma», risate e urla. Chi sarà stavolta il capofila chiamato a dare disciplina al suo gruppo? Dopo Isolde Kostner nel 2002 a Salt Lake City, dopo Gerda Weissensteiner nel 1998 a Nagano, dopo Deborah Compagnoni nel 1994 a Lillehammer, toccherà ancora a una donna? Negli ultimi giorni il toto portabandiera si è scatenato, ognuno a tirare acqua alla propria causa, ai propri interessi. Dall’Alto Adige, si dà per scontato che a rappresentare l’Italia debba essere per la terza volta consecutiva un atleta di lingua tedesca e la scelta dovrebbe cadere sul pluridecorato veterano Armin Zoeggeler, o sulla giovanissima e bellissima pattinatrice Carolina Kostner, all’esordio olimpico.
Lo slittinista, campione olimpico in carica, ha già detto che se la scelta cadrà su di lui dovrà valutare se accettare o meno, visto che il giorno dopo la cerimonia dovrà già scendere in pista per le prime due manche di gara.
Dal settore del pattinaggio, oltre alla candidatura della Kostner, qualcuno fa i nomi della coppia della danza Fusar Poli-Margaglio, capace, ai Giochi del 2002, di regalare alla federazione italiana ghiaccio la prima medaglia olimpica della sua storia. A Salt Lake City, nonostante una caduta nell’esercizio libero, Barbara e Maurizio vinsero il bronzo e la delusione per l’oro mancato fu tale che da allora non hanno mai più pattinato davanti ai giudici, limitandosi ad esibizioni fino al giorno in cui lei ha mollato tutto per diventare mamma di Giorgio, nato il 14 giugno 2004. Sarebbe la prima volta di una coppia, una bella coppia che lo scorso febbraio ha deciso di tornare sul ghiaccio e che a settembre ha annunciato di potere e soprattutto volere puntare ancora in alto, «all’oro, ma anche solo portare la bandiera sarebbe il massimo!».
E la Paruzzi? Nessuno ha pensato a Gabriella, campionessa olimpica della 30 km a Salt Lake City, 36 anni e sulle spalle una carriera lunghissima che proprio dopo Torino dovrebbe chiudersi?
Il fondo propone un altro candidato, il campione mondiale della 15 km Pietro Piller Cottrer, argento olimpico a Salt Lake in staffetta. «Ho letto su qualche giornale che potrebbe essere un’altra sfida fra me e Giorgio Rocca. Quella per l’atleta dell’anno degli sport invernali l’ho vinta io, andasse bene di nuovo non sarei fiero, molto di più!».
A proposito di Rocca, che proprio ieri è diventato papà di Giacomo, nato a Milano con venti giorni di anticipo, non è l’unico del settore sci alpino che ambisce a portare la bandiera italiana. Che ne dite ad esempio di Kristian Ghedina? Come Rocca, non ha mai vinto medaglie olimpiche, ma può vantarne alcune mondiali a corredo di una carriera lunga e gloriosa. Lo vedremmo bene col tricolore alto nel vento e la sua tipica espressione che sorride al mondo. Sì, anche il Ghedo sarebbe un bel portabandiera.

Fra poco sapremo.

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