Kovatchev: successo con riserva

Franco Fayenz

Si sono concluse, al Teatro Municipale di Piacenza, quattro rappresentazioni della Forza del destino di Giuseppe Verdi. Grande successo e applausi calorosi, perlomeno ai protagonisti principali: il soprano Michèle Capalbo come Donna Leonora, il tenore Rubens Pelizzari come Don Alvaro, il baritono Ivan Inverardi come Don Carlo di Vargas e il direttore Julian Kovatchev che ha condotto l’Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini. Tutto bene, dunque? Sì, ma con varie riserve. Il più degno di elogi è Kovatchev, energico e passionale anche nel gesto. Qua e là ha fatto correre l’orchestra più del dovuto; in compenso è riuscito (non sempre) a riequilibrare i suoni della Toscanini, propensi ad essere troppo forti nei fiati e nei ritmi rispetto agli archi. La Capalbo è dotata di ottima tecnica, tuttavia - come si è notato di recente anche al Teatro Regio di Parma nella Manon Lescaut di Puccini - ha una dizione carente al punto da tramutare le parole in fonemi. I maggiori consensi del pubblico sono andati (nell’ordine) a Inverardi e a Pelizzari, specie per i due celebri duetti Solenne in quest’ora e Invano Alvaro. Sorprendente è apparsa l’idea di far precedere la stupenda Sinfonia dell’opera dalla scena nel castello del Marchese di Calatrava a Siviglia: nella Sinfonia sono enunciati i temi più belli, ed è giusto che si apprezzino subito.

Abbiamo udito, durante un intervallo, questo audace commento: quanto migliore, anzi perfetta sarebbe l’opera depurata da alcune scene di massa, in particolare da quelle in cui predomina la zingara Preziosilla. Condividiamo.

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