La Krall: «Diventerò mamma tornando a cantare i classici»

L’interprete canadese: «A dicembre nascerà mia figlia, voglio trasmetterle le emozioni di grandi come Fats Waller»

Antonio Lodetti

da Milano

Croce e delizia degli appassionati di jazz - alcuni la considerano la nuova regina bianca, altri la rimproverano di avvicinarsi troppo al pop - Diana Krall non guarda in faccia nessuno e, con candore non privo di sensualità, dopo l’album natalizio propone From This Moment On, nuovo distillato di eleganti ballate con la complicità della Clayton & Hamilton Orchestra.
L’album s’intitola «Da questo momento in poi», un nuovo punto di partenza?
«Da ora in poi ho recuperato la completa serenità e voglio esprimerla in musica. Non ero ancora riuscita ad uscire dal trauma per la morte di mia madre. Ora ho tante cose belle che mi aspettano, la più importante la nascita di mia figlia in dicembre».
I suoi stati d’animo condizionano il suo stile?
«Certo che si; quando sono triste anche le mie canzoni hanno una patina sofferta, quando sono felice nei miei brani c’è tanta energia positiva».
E nel nuovo cd?
«Un giusto equilibrio di emozioni contrastanti, dove predomina la serenità».
Due album in nove mesi, iperattiva...
«Da tempo non trovavo o non riuscivo a scrivere canzoni interessanti. Ho deciso di tornare alla tradizione jazz».
Ovvero?
«Vado avanti guardando indietro. Voglio che le mie canzoni abbiano un suono attuale ma legato ai miei punti di riferimento. Prima di tutto Billie Holiday e Rosemary Clooney: la loro voce è pura emozione. Poi Carmen McRae, Sarah Vaughan ma anche la leggerezza di June Christy. Non dimentico Nat King Cole e il grande pianismo di Fats Waller».
Che cos’è il jazz per lei?
«La voce del cuore e il suono del sentimento».
Le nuove cantanti jazz crescono come funghi. Un nome per tutti: Susie Arioli al suo secondo cd è stata definita «la nuova Krall».
«Io non sono in competizione con nessuno, né sono gelosa. L’importante è la qualità, non la quantità, ma più belle voci ci sono meglio è».
Suo marito Elvis Costello è un grande e eclettico rocker, cosa le ha insegnato?
«Lui spazia dal rock duro alla musica classica allo r’n’b di New Orleans; ha un’enorme cultura musicale e soprattutto mi ha insegnato a mediare tra istinto e ragione».
Ma lei rimane fedele al suo genere.
«È il mio linguaggio, non riuscirei a tradirlo.

Però mi piace ascoltare il rock, soprattutto i Queen, e l’opera: la voce di Maria Callas mi mette i brividi».
Adesso con la maternità starà calma per un po’.
«Voglio dedicarmi completamente a mia figlia senza dimenticare la musica. Prima però, in settembre, mi vedrete di nuovo in tournée in Italia».

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