Kroes: «Enel-Suez? Bruxelles è contro il protezionismo»

Il commissario alla Concorrenza: «Lo sviluppo di una politica energetica Ue è una sfida a lungo termine». Domani vertice con Conti

Massimo Restelli

da Milano

Enel non ha ancora tratto il dado dell’Opa, ma Bruxelles sembra aprire uno spiraglio alle mire dell’amministratore delegato Fulvio Conti nei confronti della francese Suez. Alla vigilia del dispiegarsi del fitto lavoro diplomatico che da questa mattina porterà i vertici dei due gruppi davanti a Neelie Kroes, è stato infatti lo stesso commissario alla Concorrenza europea a rifiutare arrocchi protezionistici nel settore dell’energia. Bruxelles non accetta pressioni ma, ha spiegato la custode dell’Antitrust Ue dal palco dell’assemblea di Confindustria, vuole evitare che interventi «ingiustificati» o costruiti sul «patriottismo» sottraggano i benefici di un mercato realmente aperto e integrato.
«Se le tendenze difensive continuano, tutti gli europei ne soffriranno», ha proseguito Neelie Kroes, secondo cui «lo sviluppo di una politica energetica europea è una sfida di lungo termine». Le fusioni transfrontaliere sono opportune mentre la tendenza dei governi di «orientare il mercato fa più male che bene», ha aggiunto il Commissario Ue definendo il predecessore Mario Monti come il proprio «migliore insegnante». Il riferimento alla barriera nazionalistica eretta da Parigi, con la prospettata integrazione tra Suez e Gaz de France, è chiaro. E farà da contraltare alle motivazioni «industriali» che oggi sapranno delineare i top manager dei due gruppi transalpini: Gerard Mestrallet e Jean-François Cirelli. Domani la parola passerà, quindi, a Conti a conferma che l’attuale potrebbe essere una settimana cruciale per le sorti dell’Opa. Prima di concretizzare un’offerta da 50 miliardi, per Enel è infatti cruciale comprendere l’orientamento di Bruxelles verso la trincea politica scavata da Parigi preparandosi a dare vita a un colosso dell’energia sostanzialmente inespugnabile. Cui si aggiunge l’incognita che la Francia ricorra a «pillole avvelenate», come il congelamento dei diritti di voto, per bloccare l’avanzata dei capitali stranieri. Ecco perché la linea dell’Enel rimane prudente e il presidente Piero Gnudi avrebbe suggerito di individuare preventivamente un compratore che si impegni per iscritto a rilevare il business delle acque di Suez (15-20 miliardi il controvalore), così da permettere a Enel di concentrarsi sulla belga Electrabel che rappresenta il reale obiettivo di Roma. La candidata ideale è la francese Veolia che ha però cambiato più volte orientamento.


La strada, quindi, rimane in salita e potrebbe essere riesaminata mercoledì dal cda dell’Enel. Il board sarà ufficialmente impegnato ad approvare il bilancio 2005 che l’indomani Conti illustrerà agli analisti finanziari a Londra.

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