Ksenia Rappoport, il fascino della "sconosciuta"

Donne in Laguna: la protagonista di La doppia ora convince con un altro personaggio inquieto e disturbato

Ksenia Rappoport, il fascino della "sconosciuta"

Venezia - Ksenia e le altre. Regale, una criniera di capelli ricci e scuri, l’abito attillato blu che valorizza le lunghe gambe su tacco 10, Ksenia Rappoport è la notevole attrice russa che fu lanciata da Tornatore con La sconosciuta. Da allora sembra aver trovato l'America in Italia. Un film dietro l’altro, incluso l'episodio di Italians accanto a Verdone, un ruolo da madrina proprio qui alla Mostra nel 2008, e adesso eccola in gara con La doppia ora, il curioso thriller con deriva parapsicologica che la vede protagonista insieme a Filippo Timi nel ruolo di una cameriera d’albergo a Torino. Un passato da ladra, un presente molto disturbato.

In una Mostra all’insegna di toccanti interpretazioni femminili (Isabelle Huppert in White material, Margherita Buy in Lo spazio bianco, Sylvie Testud in Lourdes, Jasmine Trinca in Il grande sogno, le iraniane di Women without men), lei si aggiunge alla folta rappresentanza con una prova intensa, in bilico, letteralmente, tra sogno e realtà, parlando una lingua che non è la sua. Al pari di Julia Roberts, che lo esige per contratto, Ksenia non si spoglia mai, al massimo si può vederla in costume intero da bagno o immersa fino al collo in una vasca. Ma è così brava che un collega, ammirato dalla bellezza e dalla bravura, si diceva certo di averla vista nuda in una scena del film.
Le chiedono perché si sia specializzata in ruoli, appunto, da «sconosciuta». Lei risponde, con un certo puntiglio, che non è così. «La Irina di Tornatore non è affatto misteriosa, è la storia ad essere tale. La Sonia di Capotondi, invece, è molto ambigua, spiazzante, e questo fa la differenza». Aggiunge, però, di aver faticato a calarsi nel personaggio. «Quando mi arrivò la sceneggiatura mi sono detta: Che bello, finalmente faccio una ragazza innamorata. Poi, mano a mano che leggevo, usciva il ritratto di una donna per nulla rassicurante, a un passo dalla morte. Mi credete? Alla fine, sul set, ho smesso di chiedermi cosa stavo interpretando».

Storia complicata, srotolata tra immaginazione e realtà, con effetti e rumori da thriller che fanno sobbalzare sulla sedia. Lei annuisce: «La sfida era tutta lì. Essere credibile su entrambi i piani del racconto. Sapete, una donna quando si guarda allo specchio spesso vede ciò che non c’è, figuriamoci dentro un sogno, tanto più se diventa una specie di fantasma».

Nata nel 1974 in quella che ai tempi del comunismo si chiamava Leningrado e oggi San Pietroburgo, Ksenia Alexandrovna Rappoport è cresciuta professionalmente recitando a teatro Sofocle e Cechov; indubbiamente possiede un viso e un temperamento drammatico, per questo piace tanto ai registi italiani, che la scelgono per parti da donna scorticata, ferita, vulnerabile. «Anche per questo il mio prossimo film sarà una commedia, completamente russa», annuncia nel suo italiano a volte incespicante, ma in fondo sexy (all’epoca di La sconosciuta imparò tutte le battute a memoria, senza capire quasi nulla).

Il 41enne esordiente Capotondi confessa che sin dall’inizio ha pensato a lei e a nessun’altra. «Mi sembrava perfetta per Sonia. Come Filippo Timi, del resto, che però ci ha fatto penare un po’ prima di dire sì». Replica l’attore: «Uscivo dal film di Salvatores, dove ero un padre razzista, stavo per girare quello di Bellocchio, dove faccio Mussolini. Avrei voluto prendermi una vacanza, ma alla fine eccomi qui. Mi piace questo ex poliziotto Guido, quel suo essere buono e un po’cinico. Frequenta ogni giovedì un locale in cerca di incontri, si porta a letto qualche donna, evita di farsi coinvolgere sentimentalmente. Finché non incontra Sonia. Si lascia andare e ne esce fregato. A pensarci bene il tema del film è questo: cosa significa lasciarsi ferire».

Domandano al regista, professionalmente formatosi tra Londra e New York, gran estimatore di Polanski, Fulci e Cassavetes, chi prenderebbe

nel caso di un remake hollywoodiano. Sta al gioco e spara: «Naomi Watts e Clive Owen». Timi finge d’arrabbiarsi, la Rappoport no: «Naomi mi piace molto, e poi sono così devastata nel film che nulla mi può più toccare».

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