Vigliacchi quelli del Wwf. Non vale neanche fare marcia indietro, non serve chiedere scusa. È tardi. Hanno pagato per avere questo, cioè il manifesto della vergogna: lisola di Manhattan con decine di aerei in picchiata pronti ad abbattersi contro i grattacieli della città e poi la scritta «lo tsunami ha ucciso cento volte di più degli attacchi dell11 settembre, il pianeta è terribilmente potente. Rispettalo. Proteggilo». Hanno investito nel dolore, hanno mercificato la tristezza e le lacrime dellumanità in onore di un bene supremo che viene spacciato per collettivo e invece è incredibilmente privato. Chissenefrega della natura, l11 settembre. A una settimana dallottavo anniversario della tragedia delle torri ci spacciano per provocazione un affronto, un cazzotto nello stomaco, un calcio al basso ventre. Questa è la fine. Del mondo e dei mondi. Loro ne vogliono uno migliore, senza gas serra e con gli animali rispettati. Però accettano che muoiano gli uomini non per colpa della natura violenta e incontrollabile per mano di un omicida infame che ha dichiarato guerra alla civiltà. A noi.
Lo tsunami ha ucciso cento volte più di Bin Laden. Però era tutto imprevedibile e inarrestabile. Luomo. Che centra luomo? Poteva immaginare, poteva prevenire, certo. Avrebbe limitato i danni. Per un terremoto che scatena londa anomala è un evento naturale e senza tempo. Non è un male del futuro: esiste dallinizio della storia. Un attacco terroristico, quellattacco terroristico è stato linizio di una guerra infinita. Allora come si fa a paragonare? Come si fa a considerare l11 settembre già il passato? Non è passato nulla, lo stiamo vivendo ancora linferno scatenato da quegli aerei entrati nelle Torri Gemelle. Lo vivremo ancora, nelle nostre stazioni, nelle nostre metropolitane, nei nostri aeroporti. La paura, il terrore, lansia, il sospetto. Chi usa tutto questo per farsi pubblicità è un codardo. Niente scuse, no. È facile sbagliare e rimediare con una pacca o con un inchino.
Cè qualcosa di strano che gira, adesso. La sensazione che la rimozione del dolore sia galoppante, che il senso di colpa per chissà quale danno fatto dallOccidente lasci passare tutto. Se qualcuno si permette di vomitare manifesti così nella città che ha pagato per lumanità, allora non abbiamo capito che cosa è successo. Possiamo accendere i lumi, fermarci un minuto, immaginare le torri doverano e la gente ancora viva. Possiamo ricordare il dolore, ma se si permette di insultare il ricordo, allora diventa solo una sfilata dellovvietà. Abbiamo bisogno di morfina, ancora. Non di dosi di anestetici che ci facciano pensare di vivere in unaltra dimensione. La morfina calma il dolore, ma non cura la malattia. Allora serve. Serve a ricordare che quel giorno lOccidente è stato stuprato. La natura può far male, ma la mente malata di un pazzo criminale può condizionarti per sempre. Allo tsunami potremo rispondere, un giorno. Basterà un macchinario che ci avverte e qualcuno capace di riconoscere i suoi allarmi. Alla violenza di uno che vuole la fine della civiltà non ci può essere rimedio. Chiunque abbia messo in mano agli attentatori suicidi gli aerei che hanno squarciato il mondo otto anni fa, si sarà fatto una risata oggi. Avrà visto la storia di questi manifesti e avrà pensato di aver vinto. È vero. Ha vinto, perché ha trovato complici e spie, che da dentro cercano ogni giorno di stravolgere le certezze del nostro modo di vivere. Siamo sbagliati? Certo perché non pensiamo alla natura, al mondo che ci circonda, al riscaldamento globale, agli effetti dei nostri comportamenti sullambiente. Dobbiamo sentirci in difetto per questo e i signori del Wwf non devono farlo per aver infangato la memoria di una strage che evidentemente loro ritenevano giusta. Pensano che ce la siamo cercata. Ovvio.
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