Secondo Marx la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Il movimento complottista nato per sostenere che l11 settembre è stato un auto-attentato orchestrato dallamministrazione Bush, per passare alla farsa ci ha messo pochi anni. Lesponente più rappresentativo di questa seconda fase è lamericano Webster Griffin Tarpley, che questa settimana gira lItalia per propagandare il suo libro La fabbrica del terrore (Arianna Editrice - Macro Edizioni), già record di vendite negli Stati Uniti: per il gran finale a Roma il sito della casa editrice annuncia anche la presenza dellimmancabile europarlamentare Giulietto Chiesa.
Tarpley - il cui libro è un centone di assurdità tecniche sugli attentati di New York e Washington, già cento volte confutate ma che continuano a circolare - è screditato allinterno dello stesso movimento negazionista dell11 settembre per alcune tesi e iniziative davvero bizzarre. Questestate ha lanciato il cosiddetto «Allarme di Kennebunkport», annunciando a breve un altro attentato in stile 11 settembre organizzato dal governo americano e distribuendo un manifesto firmato da alcuni dei più noti critici della guerra in Irak: quattro dei quali, però, hanno negato di avervi mai apposto la loro firma.
La quarta di copertina del suo libro negli Stati Uniti riporta i giudizi favorevoli di personaggi considerati «lunatici» anche da molti negazionisti come Nico Haupt, secondo il quale nessun aereo ha colpito le Torri Gemelle ma si è trattato di un astuto videomontaggio, e Gerhard Wisnewski, autore di due libri dove sostiene che anche lo sbarco sulla Luna è stato soltanto un trucco video («lunatici», appunto).
Leditore americano di Tarpley, la Progressive Press, è lo stesso che pubblica Eric Hufschmid, «negazionista» nel senso pieno del termine in quanto nega insieme l11 settembre e lOlocausto. Ma ciò che pochi fra i lettori de La fabbrica del terrore sanno è che dietro il negazionismo dell11 settembre dellautore americano si nasconde una complessa tesi esoterica, intorno alla quale si è costruita già a partire dagli anni 80 una vera e propria conventicola internazionale di cui Tarpley è il leader. Scrive Tarpley che «il compito più urgente dellumanità è liquidare definitivamente lorrore che è Venezia». Secondo Tarpley unantica oligarchia che mira a controllare il mondo si è formata a Babilonia, ha controllato a lungo lImpero Romano ed è poi diventata la Repubblica di Venezia, che ha avuto tra i suoi agenti santIgnazio e i Gesuiti, Martin Lutero e Cromwell. Dopo aver perso potere sul continente, i veneziani si sono infiltrati in Gran Bretagna e lhanno trasformata nella «nuova Venezia», prima di estendere il loro potere anche agli Stati Uniti. Ma la famiglia reale inglese, «neo-veneziana», continua a controllare molte cose, dal traffico di droga internazionale alla politica balcanica.
La lotta tra le forze del Bene e la setta segreta internazionale che discende dallantica nobiltà veneziana è la chiave attraverso cui Tarpley e i suoi seguaci interpretano tutta la storia mondiale. Anche i principali consiglieri - o meglio, controllori - del presidente Bush, tra cui il vice-presidente Cheney, farebbero parte della setta di antica origine veneziana che aspira a controllare il mondo.
Da dove viene questa setta? Certo, Tarpley non lo afferma espressamente, ma i suoi scritti appaiono - con la sua autorizzazione - su siti dedicati agli Ufo dove si fa aperta propaganda alle tesi dellautore complottista più venduto dei nostri tempi, lex-calciatore inglese David Icke. Secondo Icke, loligarchia che da Babilonia a Londra e Washington cerca di dominare il mondo è a sua volta controllata da extraterrestri, vampiri «rettiliani» alieni capaci di assumere sembianze umane che da secoli mirano a impadronirsi del nostro pianeta. I membri della Casa Reale inglese sarebbero tutti «rettiliani» sotto mentite spoglie, e Icke ha perfino esibito una fotografia della vecchia regina madre mentre si trasformava da rettile in umana.
Il gruppo editoriale che ha tradotto Tarpley in italiano è lo stesso che pubblica da anni le opere di Icke, e sul sito del Gruppo David Icke di Milano (sì, esiste anche questo) un adepto scrive che «più sento Tarpley e più mi sembra di sentire Icke».
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