da Milano
Campagna o città? Difficile rispondere dopo aver visto le sfilate donna per il prossimo inverno ieri a Milano. Gli stilisti erano infatti nettamente divisi tra chi sispira alla natura e chi alle suggestioni metropolitane con risultati in entrambi i casi strepitosi. A trovare un punto dincontro sono stati Donatella Versace, Dolce & Gabbana e Fendi.
La bionda signora del Made in Italy ha costruito una delle sue migliori collezioni partendo da Berlino. Nei suoi modelli dai volumi che non si scostano mai a tutto tondo dal corpo, ma creano altri punti di vista cera lo stesso coraggio intellettuale a cui si deve il progetto di Daniel Libeskind per il museo di storia ebraica con lemozionante giardino dellesilio. Per le incredibili stampe di alcuni abiti da sera la stilista ha collaborato con Tim Roelofs, un artista olandese incontrato per strada. «Visto che lavora con la tecnica del collage - ha spiegato Donatella - gli ho mandato i nostri libri e le immagini prodotte nel corso del tempo per capire se poteva farne qualcosa». Ne è uscita unonirica visione del paesaggio urbano in cui si mischia la torre della televisione costruita presso Alexanderplatz ai tempi della Ddr e la celebre sedia barocca fotografata da Avedon per Versace. Stampate sullorganza ricamata poi da fiori tramblant, queste opere sono diventate fulminanti abiti da sera che hanno lasciato a bocca aperta Patrick Dempsey, il meraviglioso dottor Stranamore di Grey's Anatomy testimonial della moda Uomo della Medusa. Domenico Dolce e Stefano Gabbana non hanno fatto nulla di bucolico, ma nella loro superba collezione cera laristocratica eleganza della grande tradizione sartoriale che trasforma i tessuti maschili tipo spinato e principe di Galles in perfetti tailleur pantaloni, abiti tagliati in vita con le maniche a palloncino e gonne lunghe fino al polpaccio. In più le magnifiche pellicce-gilet così di moda per la prossima stagione, gli accessori ispirati alla lussuosa praticità e una tavolozza di colori. La sfilata Fendi si è svolta sullo sfondo di una foresta incantata proiettata sulle pareti della sala e tutti i modelli avevano riferimenti alla natura: dalle foglie che bordavano la giacchina in pelle da guanto ai volant fatti come petali tridimensionali tanto per le gonne quanto per un indimenticabile tubino. Ma limmagine finale era sorprendentemente lussuosa e chic con le pellicce di visone spruzzate doro vero.
Ermanno Scervino pensa piuttosto alla Julie Christie del Dottor Zivago ma le offre divini piumini degradè invece dei soliti pelliccioni che nelle mani del bravo stilista diventano smilzi cappottini ricamati. Bellissimi gli abiti da sera con i volumi sulla schiena ottenuti avvolgendo attorno al corpo un unico lembo di stoffa color tortora. Appartiene al filone metropolitano anche la bella collezione di John Richmond riferita inevitabilmente al rock, ma con una felice svolta pratico-chic che ammette perfino gli zoccoli sotto al tailleur pantalone. Per Pucci cè una montagna incantata sotto forma di modelli da sci trasformati in abiti urbani. I colori e le stampe erano una gioia per gli occhi.
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