L’aborto della scienza è credersi infallibile

La notizia è di ieri l'altro. Tommaso ha perso la sua battaglia per la vita: questa si è interrotta la scorsa notte alle 4,45 nel reparto di Terapia intensiva del Meyer per complicazioni cardiocircolatorie. Venne al mondo con soli 500 grammi di peso e ventidue settimane di gestazione. La legge 194/1978 permette che il frutto del concepimento umano a partire, appunto, dalla 22ª settimana di gestazione sia considerato aborto, e dunque possa essere soppresso senza tante analisi.
Per la verità, analisi circa la vita del feto ne erano state fatte tre: tutte con esito negativo: ci si trovava di fronte a un cadaverino. Non c'è infallibilità, in fatto di scienza, circa la vita o la morte. La notizia del decesso del piccolo è stata data dal direttore generale del nosocomio Meyer, Paolo Morello: «È stato fatto tutto il possibile. Dal punto di vista sanitario, ma anche sotto il profilo umano in questa circostanza veramente tragica». Ora spetterà alla Procura di Firenze stabilire che cosa non sia funzionato per il verso giusto. Ieri l'altro mattina i carabinieri del Reparto operativo e del Nas si sono presentati all'ospedale pediatrico con una delega della Procura di Firenze per acquisire tutta la documentazione relativa al caso. Il Procuratore capo Ubaldo Nannucci ha poi precisato che l'inchiesta è stata aperta dopo l'apertura della lettera scritta dal leader del Movimento per la vita Carlo Casini al ministro della Salute e alla Procura per precisare se in questa vicenda qualcuno abbia violato la legge 194.
Bisognerà dapprima stabilire se il piccolo era realmente sano; poi la Procura cercherà di capire come sia stato possibile arrivare ad una diagnosi errata che per ben tre volte ha ripetuto alla madre che il bambino che portava in grembo era affetto da una malformazione che in realtà non esisteva. Come si sa, il feto può essere soppresso per motivi di malformazione fisiologica o psicologica. La legge 194 prevede che, come in questo caso, la donna possa chiedere l'aborto per una qualsiasi condizione del suo feto, se questa comporta un grave rischio per la salute fisica o psichica della donna stessa.
Ecco il caso di un piccolo abortito sano, ma giudicato abnorme per la scienza: soprattutto per la psicologia il cui parere maggiormente vale nel comitato giudicante.


Scavando soltanto un poco nelle motivazioni che giustificano un simile modo di procedere, si può intuire che avrebbero diritto di vivere soltanto i bimbi perfettamente sani dal punto di vista fisico e psicologico. Un poco di umiltà non farebbe male anche alla pretesa infallibilità della scienza. E, ammesso che i genitori aspettassero con trepidazione il bimbo che volevano, ora chi glielo darà? La scienza?

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