L’accusa dei commercianti: buchi, crepe e mozziconi il Comune snobba la Galleria

Nel 2005 si era parlato di un progetto di recupero mai eseguito

(...) Ma la sua è una risata amara: «Da tempo abbiamo segnalato i danni della pavimentazione, ma nessuno ci ha ascoltati». Si sentono abbandonati e temono che il degrado dell’area alla lunga possa penalizzarli. «Io lavoro qui da quattro anni - racconta Massimo Taulli della libreria Rizzoli - di proposte ormai ne ho sentite tante ma di fatti ancora niente». Poi azzarda la battuta: «Sa come chiamiamo noi i rosoni della pavimentazione? I posacenere». E pensare che quelle griglie d’ottone sono state costruite ispirandosi alle grandi cattedrali gotiche europee. «I turisti dovrebbero avere più rispetto - lamenta Marcelo Bibiloni di “Centenari”, il negozio di stampe e dipinti all’estremità della Galleria - basterebbe non buttare i mozziconi a terra».
Eppure nel 2005 la vecchia amministrazione aveva annunciato un progetto di restauro promettendo di mettere in salvo i 1.200 metri quadri di mosaico e i 5mila di marmi sotto «l’ombrello» di cristallo. Cifra stanziata: un milione e 300mila euro. E poi? I lavori sono cominciati, ma rimessa a nuovo l’area davanti al Savini, si sono arenati. E così da piccole le crepe sono diventate sempre più grandi, e quasi fosse una partita di domino, le prime tessere andate perdute si sono portate dietro quelle vicine. Fino alle grate che confinano con via Silvio Pellico che cedono non appena un po’ di pioggia le riempie. Per evitare che i passanti vi inciampino, sopra sono stati posizionati dei cavalletti che segnalano il pericolo. Li hanno messi, ormai da settimane, i tecnici del Nuir. «La sigla sta per Nucleo di intervento rapido», fa notare con sarcasmo un passante che preferisce mantenere l’anonimato. «Manca un’assistenza continuata - denuncia Claudio Bernasconi dell’antica Argenteria - è inutile intervenire qua e là, sporadicamente». Lui che ha una visuale d’eccezione sull’Ottagono non risparmia una critica a chi organizza gli avvenimenti sotto la cupola: «Ben vengano le manifestazioni culturali, ma i camion che montano gli allestimenti e la gru utilizzata per il classico albero di Natale devono fare più attenzione altrimenti con il loro peso non fanno che peggiorare la situazione».
Pensare che la Galleria era considerata tra le più innovative costruzioni dell’epoca: nata come «Corso delle carrozze» dal Duomo alla Scala, tra il 1866 e il 1867 impegnò nella sua costruzione più di 4mila operai.

La posa della prima pietra avvenne già nel 1865 con una cerimonia solenne. Per l’occasione arrivò a Milano il re Vittorio Emanuele II, con lui l’allora sindaco Antonio Beretta e le più alte cariche dello Stato. Al tempo, tutti avevano a cuore il futuro della Galleria.
Rita Balestriero

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