Murdoch contro Obama, ormai è guerra aperta. Il magnate dei media, non pago di doversi difendere a suon di avvocati di grido nellinchiesta sulle intercettazioni illegali che mesi fa l'hanno costretto perfino a chiudere il notissimo settimanale di gossip britannico News of the World, ha preso una posizione durissima sul tema della legge contro la pirateria online attualmente in discussione in America. Al momento ne esistono due versioni: la prima, Sopa, «Stop Online Piracy Act» è in discussione alla Camera dei rappresentanti mentre la seconda «Pipa, «Protect IP Act», si trova allo studio al Senato. Entrambe le proposte hanno i loro sostenitori e la mobilitazione a favore di una o dell'altra ha diviso sia l'opinione pubblica che il mondo dei media. Ad appoggiarle naturalmente ci sono le major holliwoodiane, l'industria discografica e la Camera di commercio americana. Ad osteggiarle invece i padroni di Internet come Google, Twitter, Yahoo e molti altri che si appellano alla libertà di espressione. In questi giorni anche Murdoch ha deciso di esprimere con fermezza la propria opinione e lha fatto attaccando senza riserve lamministrazione americana e il suo presidente Barack Obama. Per farlo ha utilizzato Twitter rimproverando al presidente di sostenere i grandi gruppi della Silicon Valley. «Obama si è dunque unito ai padroni della Silicon Valley - ha scritto Murdoch - che minacciano di pirateria e di furto puro e semplice tutti i creatori di software». Il risentimento del magnate australiano nasce da un comunicato diffuso sabato scorso dalla Casa Bianca in cui lamministrazione spiegava che non avrebbe appoggiato la legge contro la pirateria. «Sebbene riteniamo che la pirateria online da parte di siti stranieri sia un problema grave che necessita di una seria risposta legislativa - si leggeva nella nota - non sosterremo leggi riduttive della libertà di espressione, che aumentano il rischio in materia di cybersicurezza o minano il dinamismo e linnovazioni di internet a livello internazionale».
Una posizione, quella dell'amministrazione Obama, a quanto pare molto vicina a quella delle grandi aziende del mondo digitale che su entrambe le proposte avevano già espresso pesanti perplessità. Il rischio più grande costituito dallapprovazione di simili leggi, secondo i fondatori di Google,Twitter e Yahho, sarebbe concedere al governo USA un potere di censura su Internet pari a quello attualmente in possesso di governi di Paesi in cui la violazione dei diritti umani più elementari è continua come la Cina, Malaysia e Iran. «Il leader della pirateria è Google - aveva infatti scritto sempre su Twitter . L'industria del cinema rischia moltissimo. Tutto questo colpirà gli sceneggiatori, gli attori e tutti coloro che lavorano in campo cinematografico». Secondo Google però, le paure del re dei media sono infondate.
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