L’Acea e il «ratto» dell’acqua sabina: un affare a 6 zeri

Dal Peschiera l’85 per cento della fornitura idrica. E ora i reatini chiedono indennizzi

Alessia Marani

Un guadagno di 200 milioni di euro all’anno; utili puntualmente spartiti tra Acea e i suoi azionisti privati (allargati di un’ulteriore quota dell’8 per cento da un magnanimo Veltroni nel 2001) grazie allo sfruttamento a costo zero del bacino idrico più grande d’Europa, quello del Peschiera, a Rieti, che approvvigiona di fatto l’85 per cento dei rubinetti dei romani. C’è già chi l’ha ribattezzato il «ratto dell’acqua sabina», in una querelle che affonda radici fin dagli anni ’20 - quando il governo del Duce obbligò in qualche modo l’amministrazione del capoluogo a rifornire d’acqua la Capitale - e che dal ’97 vede ancora aperto un contenzioso fra la provincia di Rieti e Acea riguardo al contratto di fornitura. «Da allora - spiega Andrea Spadoni, presidente di “liberamente Rieti”, associazione che si sta battendo per il riconoscimento di un indennizzo alla comunità a nord della Città Eterna - la società capitolina continua a prendere acqua dal nostro bacino senza sborsare un solo centesimo. Il dibattimento della causa, intanto, viene di volta in volta rimandato. L’ultima, il 6 marzo scorso. Eppure - continua Spadoni - per legge, su un bene indisponibile come l’acqua i solo guadagni consentiti sono sulla distribuzione. Ma la legge, evidentemente, non è uguale per tutti».
Da due giorni Spadoni, insieme con il suo vice, Matteo Micheli, staziona con un camper alle pendici del Campidoglio, in piazza Bocca della Verità, dando il via a uno sciopero della fame di protesta, finché non avranno un incontro col sindaco di Roma, Walter Veltroni. «È ingiusto - ribadisce Spadoni - che una società di pubblico servizio a gestione partecipata coi privati, approfittando di un vuoto giudiziario e della “debolezza” della controparte intaschi indebitamente soldi ai danni, poi, di un’altra comunità. Una speculazione di cui gli amministratori dovranno dare conto anche ai loro clienti, ai romani che pagano le bollette. Da parte nostra - conclude il rappresentante di “Liberamente Rieti” - chiediamo una royalty sui profitti Acea e un 5 per cento di “risarcimento” a titolo retroattivo sugli utili dell’intera Holding Acea. Soldi che potranno servire allo sviluppo del nostro territorio.

Che ha necessità impellenti di acquisizione di professionalità, attraverso la tanto attesa realizzazione di un polo universitario, e di crescita dell’imprenditorialità». Insomma, se stando ai dati del Censis sull’economia capitolina presentati mercoledì, Veltroni s’è affrettato a sostenere che «Roma è la locomotiva d’Italia». Si scorda che a trainarla ci sono anche i reatini...

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