«L’affare? È per le banche, non per Milano»

«L’affare? È per le banche, non per Milano»

«Hanno fatto bene a trovare un accordo, ma..». L’ex assessore al Bilancio Giacomo Beretta esamina i dettagli della transazione con cui il Comune conta di chiudere entro pochi giorni la contestata vicenda della finanza creativa a Palazzo Marino. L’accordo trovato dal dg Davide Corritore con le quattro banche internazionali (Deutsche Bank, Depfa, Jp Morgan e Ubs) con cui nel 2005 l’allora sindaco Gabriele Albertini aveva sottoscritto contratti derivati per 1,7 miliardi di euro e oggi sotto processo per truffa aggravata, frutterebbe al Comune 490 milioni di euro. Di questi, 450 milioni circa dalla chiusura a prezzi di mercato del derivato sui tassi di interesse e 40 milioni come contributo delle stesse banche. Il Comune si impegna a ritirare la causa civile intentata contro gli stessi istituti di credito. «Un bel regalo per le banche - commenta Beretta -, forse andava monetizzato in maniera più vantaggiosa per l’amministrazione». L’ex assessore del Pdl sottolinea che un’eventuale sentenza di condanna civile interdirrebbe le banche dal contrattare con le pubbliche amministrazioni, compreso il Comune di Milano. Beretta, non senza malizia, ricorda il passato di Corritore da manager della Deutsche Bank, «rinunciando alla parte civile le banche possono tornare a fare affari con le amministrazioni, e sottolineerei che hanno avuto pure lo sconto se, che lo si voglia chiamare risarcimento o “contributo aggiuntivo”, le banche verseranno al Comune solo 40 milioni di euro». Ricorda che sotto l’ex giunta Moratti fu composto un comitato di tre saggi per esaminare il caso dei derivati. Paolo Chiaia, uno dei membri, fu indicato dall’allora consigliere Pd Corritore che dai banchi dell’opposizione lanciò l’esposto alla Procura che diede inizio alla vicenda giudiziaria. L’esperto economista, «valutò in circa 85 milioni di euro i costi impliciti dovuti alla sottoscrizione dei contratti. La magistratura in sede penale ha elevato l’indennizzo addirittura a 101 milioni. Il dg Corritore ora si accontenta di chiudere la partita a 40 milioni, mi domando perché sono così bassi».
Il secondo nodo per l’ex assessore riguarda le operazioni che rimangono in essere. L’accordo con le quattro banche prevede l’estinzione del contratto che è attualmente positivo per un valore di 450 milioni, e il passaggio da un tasso variabile a un tasso fisso vicino al 4% per 23 anni. I 450 milioni vengono reinvestiti per i due terzi in Bpt con scadenza al 2033-2034 e per un terzo in depositi bancari. La somma viene data in pegno agli istituti di credito a garanzia dei derivati che rimangono in essere, il credit default swap. «Non tocchiamo il Cds, lo faremo se e quando sarà più conveniente» ha riferito Corritore. Ma Beretta incalza, «è il derivato più a rischio, subiscono maggiormente la volatilità del mercato. Noi avremmo cercato di chiudere trasformando tutti i derivati in essere da tasso variabile a fisso e non comprendo perché l’operazione si sia fermata a metà. Spieghino poi il valore negativo attuale dei Cds». L’operazione complessiva, compresa degli interessi dei prossimi anni, frutterà alle esangui casse comunali da qui al 2035 oltre 750 milioni. L’assessore al Bilancio Bruno Tabacci si è affrettato a chiarire che l’operazione non salverà i milanesi da nuove tasse. I 40 milioni di contributo dalle banche e gli 80 che si libereranno dal fondo che il Comune aveva accantonato per far fronte ai rischi dei derivati «non risolvono la situazione, il buco di 582 milioni sulla spesa corrente del 2012 è sempre lì, non lo tappiamo». Il suo predecessore del Pdl «se è vero che hanno trovato un “tesoretto”, alleggeriscano la pressione sulle famiglie».

Domani il consiglio sottoscriverà l’accordo e il capogruppo Pdl Carlo Masseroli assicura che non ci saranno problemi sul voto. Ma farà presente in aula, e nell’incontro con il sindaco sul bilancio 2012 che doveva tenersi sempre domani ma slitterà forse a giovedì, che «l’effetto positivo dovrà tradursi subito nello stop a nuove tasse»

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