Nessun dubbio che si tratti di un «colpo» a sorpresa, molti dubbi, invece, che si possa parlare di un affare. Il Campidoglio commissariato, in attesa di conoscere il nome del suo prossimo inquilino, entra in possesso di una ventina dettari di prati e boschi nella riserva naturale di Decima Malafede, con una deliberazione del suo commissario straordinario, Mario Morcone e dietro pagamento di 1.515.766,00 euro.
Ma quel terreno, 23 ettari abbondanti in località Monte Melara, sulla Pontina, ha una particolarità: ospita da un paio danni i nomadi «sfrattati» dal campo di vicolo Savini. E nonostante la promessa dellallora sindaco Walter Veltroni di farne una sistemazione solo temporanea, in questi mesi è andato allargandosi, accogliendo nuovi ospiti (ora sono circa 1.500) e diventando il più grande campo nomadi della capitale, «brillando» per i gravi problemi igienici (e logistici) dellinsediamento. La polemica è nota: oltre alle proteste dei residenti nella zona del parco e dei comuni limitrofi (Pomezia e Ardea su tutti) per la «stabilizzazione» del campo e laumento dei reati nelle aree abitate della zona, anche gli ambientalisti avevano trovato poco opportuno lidea di piazzare container e roulotte in una riserva naturale. E anche lente regionale di gestione delle aree protette, RomaNatura, a dicembre del 2006, concedendo parere positivo alla richiesta di prorogare la deroga per mantenere lì linsediamento, raccomandò al Campidoglio di smantellare «al più presto» quel campo nomadi. Consiglio che lamministrazione Veltroni non deve aver colto.
Anzi, un anno fa, allinizio di aprile del 2007, la giunta propone lacquisto per un milione e mezzo di euro dei 23 ettari «idonei ad accogliere - recitava il titolo della proposta di delibera - strutture di protezione civile per ricovero in caso di emergenza sociale e di sicurezza». Probabilmente lidea è quella di fare di Castel Romano uno dei quattro «maxi-insediamenti» previsti dal mai realizzato «piano sicurezza». Ma lacquisto di quel suolo, di proprietà della EdilTrigoria srl e di tre privati, che lo avevano concesso al Campidoglio in comodato duso, non fila liscio. La proposta, infatti, incassa i due «via libera» delle commissioni Patrimonio e Urbanistica, ma «frena» quando, lo scorso autunno, il consiglio del XII municipio si oppone allacquisto del campo con una mozione approvata a larga maggioranza (ma senza i voti dellUlivo) dal centrodestra e da verdi e Rifondazione, con la sinistra radicale che oltre al problema ambientale ricorda che a Castel Romano erano stati segnalati anche focolai di malattie infettive.
La mozione motiva il proprio «no» con un decreto del governo Berlusconi che proibisce di individuare come aree per le attività di protezione civile quelle vincolate come parchi o riserve. Tutto bloccato, insomma? Sì, anzi no. Perché quando Veltroni fa le valigie, ecco che accade il miracolo. La compravendita che sembrava sfumata riappare in una deliberazione del commissario Morcone, che mantiene lo stesso titolo della vecchia proposta di giunta e non lima nemmeno il prezzo. Otto euro a metro quadro per gli 11 ettari e mezzo di prato, cinque euro a metro quadro per i quasi 12 ettari di bosco. Non proprio un prezzo stracciato. Difficile non domandarsi come mai tanta urgenza da parte del prefetto nellapprovare quel provvedimento, a cui Veltroni teneva tanto, aggirando l«ostacolo» del passaggio in consiglio comunale che lex sindaco non poteva evitare. Merito dei poteri del commissario, che già in passato aveva risparmiato a Walter e al suo successore - chiunque sarà - pure il disturbo di sporcarsi le mani con altre decisioni impopolari. Restano però molti dubbi.
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