L’agenzia Onu riconosce la Palestina L’ira della Casa Bianca: stop ai fondi

L’agenzia Onu riconosce la Palestina L’ira della Casa Bianca: stop ai fondi

GerusalemmeGli Stati Uniti hanno deciso di interrompere i finanziamenti all’Unesco in seguito all’adesione palestinese all’agenzia culturale delle Nazioni unite. Il dipartimento di Stato ha fatto sapere che bloccherà l’assegnazione di 60 milioni di dollari, prevista a novembre. Washington contribuisce annualmente al 22% del budget dell’Unesco e il congelamento della somma preoccupa i vertici dell’organizzazione, che dovrà ricorrere a tagli di progetti e personale, ha spiegato Irina Bokova, direttore generale. Da settimane l’Amministrazione Obama minaccia il taglio dei finanziamenti in caso di un voto favorevole all’adesione palestinese all’agenzia. E l’Unesco ha accettato ieri la richiesta palestinese. «La conferenza generale decide di ammettere la Palestina come membro dell’Unesco», dice la risoluzione accolta con un forte applauso a Parigi, quartier generale dell’organizzazione.
A settembre, il presidente dell’Autorità nazionale Abu Mazen ha presentato la richiesta palestinese di adesione alle Nazioni unite come Stato membro. Il rais ha viaggiato in Sud America in queste settimane per assicurarsi il sostegno di diversi governi. Ieri, su 173 membri, 107 hanno votato a favore. Si sono schierati contro l’ammissione, tra gli altri, Stati Uniti e Germania. L’Italia, assieme alla Gran Bretagna e ad altri 50 Stati, si è astenuta. La Francia, con India, Russia e Cina ha votato a favore. Per i palestinesi e per la leadership di Abu Mazen si tratta di un successo simbolico: «Significa che esiste realmente un importante appoggio alla richiesta palestinese per uno Stato indipendente», spiega al Giornale Ghassan Khatib, un portavoce dell’Autorità nazionale. La vittoria diplomatica non avanza però le speranze palestinesi di ottenere l’adesione come Stato membro delle Nazioni unite. Gli Stati Uniti, infatti, hanno detto che imporranno il veto in Consiglio di sicurezza. I palestinesi sanno dunque che si tratta di una battaglia già persa, tanto che due giorni fa, assieme ai colleghi della Lega araba, hanno deciso la formazione di un comitato che studierà quali mosse intraprendere il giorno dopo il rifiuto del Consiglio di sicurezza, che potrebbe arrivare già a novembre. La partita che si sta giocando alle Nazioni unite in queste ore dunque è tutta diplomatica. All’applauso della conferenza generale in seguito al voto favorevole di ieri si contrappongono le posizioni di Israele, Stati Uniti e di alcune cancellerie europee. Israele ha fatto sapere tramite una dichiarazione del ministero degli Esteri che riconsidererà la sua cooperazione con l’Unesco. La mossa palestinese «è una manovra unilaterale che non porterà cambiamenti sul terreno ma allontana ulteriormente le possibilità di un accordo di pace», si legge nel comunicato.
Il rappresentante israeliano all’Unesco ha definito il voto «una tragedia». Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si tratta di un ostacolo alla risoluzione «del conflitto mediante trattative dirette». Per la Casa Bianca di Barack Obama la decisione dell’Unesco è «prematura» e mina gli obiettivi della comunità internazionale per una pace completa in Medio Oriente. Il portavoce del dipartimento di Stato ha spiegato che il voto di ieri è «una distrazione» dall’obiettivo di trattative dirette.

Israele e gli Stati Uniti sostengono che il riconoscimento di uno Stato palestinese passi soltanto attraverso il negoziato. E anche la Germania, che ha votato contro l’adesione, parla di un voto che rende più difficile la pace.

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