L’Agricole comanda in punta di piedi la «sua» Cariparma

L’anima storica e i colonnelli francesi. Il 5 ottobre il piano

da Milano

La parola definitiva dovrebbe essere scritta il 5 ottobre con la presentazione del piano industriale, ma a sei mesi dalla staffetta con cui a marzo Intesa Sanpaolo ha consegnato al Crédit Agricole di René Carron le chiavi di Cariparma, i francesi continuano ad aggirarsi in punta di piedi tra le stanze di comando della propria controllata italiana.
Parigi, pur avendo affidato la presidenza ad Ariberto Fassati, che oltre a essere il punto di riferimento della Banque verte in Italia ne è consigliere, ha infatti lasciato spazio al management storico parmigiano. Il suo alfiere è l’amministratore delegato Guido Corradi che gestisce l’intero gruppo Cariparma, seguendo l’assetto federale impostato con Friuladria insieme ai rispettivi direttori generali Giampiero Maioli e Virgilio Fenaroli. Questi ultimi possono essere considerati i motori industriali dell’istituto ma anche in questo caso, la struttura italo-francese è controbilanciata dal condirettore generale Francis Canterini, il manager d’Oltralpe più alto in grado e giunto a Parma dopo un periodo al Crédit Lyonnais. Descritto come uomo discreto ma informato di ogni dettaglio, Canterini collabora alla supervisione dell’integrazione del gruppo nell’orbita dell’Agricole. Ad affiancarlo, una manciata di «tecnici» inviati da Parigi a presidiare punti nevralgici come la «direzione rischi e controlli permanenti» (Philippe Voisin) e la «direzione segreteria generale e comunicazione istituzionale» (Patrick Popelin).
La Banque verte sembra quindi aver scelto un bilanciamento di poteri diverso da quello seguito dai cugini di Bnp Paribas nel disegnare la nuova Bnl. Naturalmente, però, non è detto che tale atteggiamento sia confermato tra qualche anno, quando appare inevitabile un cambio generazionale tra la linea manageriale; così come rimane la possibilità di eventuali correzioni in occasione del piano industriale. Nel quale Parigi dovrà spiegare come conta di crescere nel nostro Paese dopo aver fallito l’obiettivo di completare il salto dimensionale rilevando dalla stessa Intesa Sanpaolo anche gli sportelli che Corrado Passera ha ceduto per rispettare i limiti Antitrust. Incognite a parte, oggi Cariparma è sorretta da una struttura gerarchica che culmina con l’amministratore delegato per quanto riguarda le direzioni audit, rischi, comunicazione e compliance mentre il direttore generale supervisiona l’organizzazione, l’integrazione delle filiali ex Intesa, lo sviluppo della rete, la segreteria commerciale, i crediti e la clientela.
Canterini, invece, verifica, oltre al funzionamento dell’area acquisti, sia la gestione degli immobili sia l’amministrazione del gruppo sia i rapporti con i sindacati. Anche su questo fronte, a parte qualche incomprensione per alcuni ritardi tecnici, i rapporti appaiono distesi confermando la via del «dialogo» scelta dall’Agricole che ha esteso a Cariparma la possibilità di partecipare al previsto aumento di capitale riservato ai dipendenti.

Qualche problema, tuttavia, rimane sul destino del fondo pensione che alcune sigle, anche in considerazione delle performance finora raggiunte, vorrebbero affidare a un organismo ad hoc e paritetico tra azienda e lavoratori.

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