L’Aia indaga sui crimini nel Darfur

dall’Aia

La Corte criminale internazionale (Icc) dell'Aia ha annunciato ieri l'apertura di un'inchiesta sui crimini di guerra perpetrati nella regione del Darfur, nel Sudan occidentale. In oltre due anni di conflitto secondo stime sono morte oltre 180.000 persone. «Questa inchiesta sarà imparziale e indipendente e si concentrerà sugli individui che hanno la più grande responsabilità per i crimini commessi in Darfur», si legge nel comunicato con cui il procuratore capo dell’Icc, l’argentino Luis Moreno Ocampo, annuncia l'apertura dell'inchiesta sui crimini di guerra del Darfur. Si tratta della prima inchiesta aperta dalla Corte dell’Aia su richiesta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
«È una decisione storica», ha commentato Richard Dicker, direttore degli affari di giustizia internazionale dell'Organizzazione di difesa dei diritti dell'uomo, Human Rights Watch (Hrw). «La decisione del procuratore di indagare sui crimini di massa e gli stupri nel Darfur comincia a far girare la ruota della giustizia dalla parte delle vittime», ha aggiunto Dicker.
Nonostante si siano opposti all’Icc, gli Stati Uniti hanno accettato - e non era mai successo - che il Consiglio di sicurezza incarichi il tribunale dell’Aia di occuparsi dei crimini commessi in Darfur.
L'apertura di un'inchiesta ufficiale è destinata a inasprire i rapporti tra Onu e Khartoum: il presidente sudanese, Omar Al-Bashir a inizio aprile aveva affermato che non avrebbe mai permesso l’estradizione di connazionali per il caso Darfur.
La reazione sudanese non si è fatta attendere.

Il ministro aggiunto per gli Affari esteri, Naguib al Kheir Abdel Wahab, ha dichiarato che la decisione dell’Icc potrebbe influire negativamente sui negoziati fra governo e ribelli, previsti per venerdì prossimo ad Abuja, in Nigeria.

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