L’allarme del Csm: troppe toghe nei ministeri

da Roma

Troppi magistrati che non fanno i magistrati: 274, per l’esattezza, sono i fuori ruolo distaccati nei ministeri (94 solo alla Giustizia), a palazzo Chigi, alla Consulta, al Quirinale, nelle autorità, a Palazzo de’ Marescialli, in commissioni parlamentari e organismi internazionali.
Ora il Csm vuole porre «un argine a un numero eccessivo di richieste di destinazione dei magistrati a funzioni extragiudiziarie, in un momento storico caratterizzato da gravi scoperture di organico e da un’intollerabile lunghezza dei tempi dei processi». Una circolare fissa il tetto di 185 e stabilisce il limite di 5 anni per questi incarichi, con la possibilità di un rinnovo per altrettanti solo dopo 5 anni di attività giudiziaria. Insomma, una rotazione che ostacoli le «carriere parallele». Il Csm è dovuto intervenire per un buco legislativo: la riforma Mastella, infatti, ha cancellato ogni tetto. Quello precedente era di 230 magistrati e il numero attuale di 274 è relativamente basso solo perchè da settembre c’è stato il blocco delle autorizzazioni. ll tetto fissato ieri dal Csm di 185 esclude i 32 magistrati al Csm, quelli negli organismi internazionali e alla Scuola della magistratura. Stabilisce anche che non possono andare fuori ruolo toghe all’inizio della carriera, per «non sottrarre precocemente una capacità professionale agli uffici giudiziari».Fissare «una soglia accettabile, compatibile con la situazione complessiva di sofferenza degli uffici giudiziari» è l’obiettivo indicato nella relazione da Fiorella Pilato, presidente della III commissione e togata di Magistratura democratica, ma i voti favorevoli sono stati 14 su 24 e la decisione è stata sofferta. Restano i principi per cui non si può andare fuori ruolo se nell’ufficio giudiziario la scopertura di organico supera il 20 per cento o se si è già impegnati in processi. Sarà sufficiente? Intanto, l’argine per i fuori ruolonon tocca le circa 2mila autorizzazioni l’anno che il Csm dà per incarichi extragiudiziari che si affiancano all’attività giudiziaria.

«E poi - dice Oreste Dominioni, presidente dei penalisti italiani -, perchè solo i magistrati e non avvocati o docenti universitari, hanno una riserva di legge nelle istituzioni, dove fanno scelte politiche, con una promiscuità molto preoccupante appunto tra magistratura e politica?».

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