Rodolfo Parietti
da Milano
Laffondo, a poche ore dalla riunione di ieri dellEurogruppo, è stato deciso. Più che il fioretto, il ministro francese delle Finanze Thierry Breton, ha preferito usare la sciabola: contro il rafforzamento delleuro, è necessaria «una forte vigilanza collettiva». Le repliche, altrettanto perentorie, non hanno tardato ad arrivare: dal presidente dellEurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker («La soglia critica è lontana mille miglia»), al ministro tedesco delle Finanze Karl-Heinz Grasser («Non cè una volatilità eccessiva e lattuale tasso di cambio non è un problema»), fino al ministro olandese dellEconomia Gerrit Zalm («È troppo presto per preoccuparsi»).
Sulla questione super euro, la Francia è parsa insomma isolata alla vigilia dellEcofin e nel giorno in cui leuro è tornato a flirtare con 1,32 dollari (1,3180 il top di seduta, massimo da 20 mesi) e ha stabilito il nuovo record storico verso lo yen a quota 152,51. Il richiamo alla «forte vigilanza» da parte del ministro francese ha sollevato qualche sospetto tra gli analisti, che lo hanno interpretato come la prova dellesistenza di un conflitto interno allUnione europea sul modo in cui la Bce sta conducendo la politica monetaria. Nella sostanza, la sottolineatura di Breton avrebbe avuto lo scopo di frenare lazione di irrigidimento dei tassi, anche se il presidente dellistituto di Francoforte, Jean-Claude Trichet, ha sempre respinto al mittente ogni ingerenza politica. Non a caso, le attese convergono su un nuovo rialzo in dicembre da un quarto di punto che porterebbe il costo del denaro al 3,50%, ma già viene messo in conto unulteriore stretta nella prima parte del 2007, soprattutto in caso di inflazione elevata.
Alla base del rialzo delleuro, cè proprio la convinzione che il differenziale tra i tassi europei e quelli Usa sia destinato ad accorciarsi ancora, anche in ragione del rallentamento in atto delleconomia Usa. I future sui Fed Funds esprimevano infatti ieri il 51% di probabilità di un taglio nel marzo dellanno prossimo. Difficile, peraltro, confidare in un intervento da parte degli Stati Uniti a favore di una rivalutazione del dollaro. Semmai, lamministrazione Bush sta agevolando lindebolimento del biglietto verde e, dunque, il processo di diversificazione delle riserve valutarie di molti Paesi, in particolare quelli asiatici. Insomma: altra benzina per far correre leuro.
Quanto allimpatto sulleconomia prodotto dal cambio forte, alcuni studi hanno calcolato che se leuro si apprezzasse stabilmente del 10% la crescita risulterebbe ridotta dello 0,5%.
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