L’allarme della Francia: «Ucraina e Moldavia prossimi obiettivi russi»

Il ministro degli Esteri Kouchner: Putin vuole anche la Crimea. Il timore delle diplomazie internazionali: rischio caos a Kiev per le tensioni tra i diversi gruppi linguistici del Paese

Ormai si ragiona così. Invasione. Reazione adeguata. Interruzione della cooperazione militare. Ritorsioni economiche. Missili a testata nucleare. Finisce allora che nell’escalation di iniziative da Guerra fredda che si consumano da un lato all’altro dell’oceano, saltano fuori due parole. Innocue, fino a 21 giorni fa. Ma che oggi fanno tremare: «Prossimi obiettivi». A pronunciarle è il responsabile della diplomazia incaricata della mediazione in questa guerra caucasica di cui ogni scossa di assestamento potrebbe trasformarsi in un nuovo sisma. Questa volta, però, la tattica usata da Mosca per attuare i suoi piani potrebbe essere molto diversa: niente invasione armata, meglio una guerra civile.
Secondo il ministro francese degli Esteri, Bernard Kouchner, dopo l'Ossezia del sud e l'Abkhazia, Mosca potrebbe avere “altri obiettivi” come “l'Ucraina” e in particolare “Crimea e Moldavia”. È un fattore “estremamente pericoloso” – ammoniva ieri Kouchner - “la situazione è molto pericolosa”. Con il suo riconoscimento dell'indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia dalla Georgia - denuncia il capo della diplomazia di Parigi, presidente di turno dell’Unione europea - la Russia si è posta “al di fuori del diritto internazionale”. L'Unione “reagirà” senz'altro in occasione del Consiglio europeo straordinario del 1° settembre. Edward Lucas, autore di “La nuova guerra fredda” avverte che la Ue, divisa com’è, non in grado di dare una “risposta decisa e non potrà fare nulla che veramente preoccupi i russi. Al massimo nominerà un rappresentante speciale per la ricostruzione in Georgia e stanzierà qualche miliardo di euro per i danni arrecati dai russi”.
È all’Europa, però, che guarda con maggiore trepidazione l’Ucraina del presidente filoccidentale Victor Yushcenko. È il suo l’altro governo dell’area ex sovietica che, con quello del georgiano Saakashvili, ha “osato” chiedere asilo alla Nato. Nel clima attuale le aspirazioni secessioniste della Crimea, unica regione nel Paese dove gli etnici russi superano gli ucraini, fa temere il peggio. Ma l’Ucraina non è la Georgia. Il suo ingresso nella Nato ha ancora una “possibilità” di fallire, perché il sentimento di ostilità nel Paese rimane forte. Stando ai sondaggi, il 60 per cento della popolazione è contraria. Sulla Nato è divisa anche la leadership politica. Il Partito delle Regioni ricorda al governo che secondo la Costituzione l'Ucraina non dovrebbe entrare in blocchi militari, né permettere il dispiegamento sul proprio territorio di truppe straniere e basi militari. Fatta eccezione per la base della Flotta russa del mar Nero, che Kiev ha tutta l’intenzione di smantellare nel 2017. A Sebastopoli questa presenza rinforza chi sente la Crimea parte della Russia. Nella penisola separatista vivono circa un milione di russi, 600mila ucraini e 300mila tatari, di religione musulmana. Tra le tre comunità i rapporti sono ai ferri corti: i russi accusano gli ucraini di “uccidere la loro cultura”, gli ucraini denunciano discriminazioni (solo 4 scuole su 600 insegnano in lingua russa) da parte dei russi e i tatari emarginati rischiano di finire nelle maglie dell’estremismo wahabita. Facile accendere la miccia dell’odio. La prossima mossa di Mosca, quindi, potrebbe mirare all’esasperazione delle tensioni interne. In una prospettiva cha fa temere più ad una guerra civile che ad un conflitto armato.
L’altro “obiettivo” dell’orso russo è la Moldavia, dove si trova uno “Stato fantasma” a maggioranza slava e la cui lotta indipendentista è da sempre sostenuta da Mosca: la Transdnistria. Per ora i toni sono quelli dell’avvertimento.

Ieri L'ambasciatore russo in Moldavia, Valeri Kuzmin, ha consigliato alle autorità locali di mostrare saggezza nella risoluzione del problema della Transdnistria, per evitare che nella regione separatista si verifichi “un trend catastrofico e sanguinoso degli eventi”. A buon intenditor, poche parole

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