L’allarme del Senatùr: «Se vince Pisapia ci tagliamo le balle»

MilanoL’aggressione rimane verbale solo perché a mettersi di mezzo è un cordone di nerboruti carabinieri. Magliette arancioni addosso, i manifestini del candidato ultrarosso Giuliano Pisapia in mano, i «moderati» del centrosinistra accolgono il ministro Umberto Bossi con urla, insulti e qualche spintone. C’è tanta gente alla festa di via Farini, una delle tante periferie milanesi graffiata dall’assedio degli extracomunitari. La tensione per qualche minuto è alta, perché i militanti della Lega accorrono dal gazebo per aiutare il «capo». «Bossi, Bossi, Bossi» rispondono tutti a coprire le contumelie mentre le forze dell’ordine fanno il loro dovere. Lui, nonostante il passo incerto, non si spaventa. Getta il sigaro e reagisce agitando in aria il pugno. «Vanno in giro a spaventare la gente - taglia corto - Però state attenti che la gente non si spaventa più, né tantomeno la Lega. Sono voluto venire qui da solo, lasciando a casa qualche migliaio di giovani, con questi della sinistra che vogliono picchiare la gente...». Con lui la camicia verde con tanto di cifre del ministro Roberto Calderoli, il segretario Giancarlo Giorgetti. E il presidente del consiglio regionale Davide Boni. Che stuzzica ruvido gli alleati. «Invece di continuare ad andare sui giornali, bisogna andare in giro a fare campagna elettorale, come oggi ha fatto tutta la Lega a sostegno della Moratti: dov’erano loro? Qui qualcuno sta giocando per non vincere».
Altri veleni mentre ai gazebo della Lega si raccolgono le firme per portare «almeno due ministeri a Milano». Pennarelli verdi e la gente si ferma. Le proteste del sindaco di Roma Gianni Alemanno e di qualche colonnello del Pdl? «Parola data non torna indietro - spiega ai militanti il Senatùr - Sui ministeri Berlusconi è d’accordo. E nel Pdl comanda lui. Se la sinistra ha il coraggio di dire di no, lo faccia subito. Così fa perdere Pisapia. La Francia lo ha già fatto». I tempi? «Presto, prestissimo. L’annuncio a giorni». Prima del voto? «Prima del voto». Perché la Lega è mobilitata. «Sono partiti i cablogrammi - scherza Boni - siamo tutti precettati. Il capo ci vuole pancia a terra». Per smentire chi ha accusato la Lega di essere stata troppo tiepida al primo turno e scongiurare il pericolo di «lasciare Milano in mano alla sinistra». La nuova ondata di manifesti e volantini griffati Carroccio ha già invaso Milano. «Non è un terrorista - lo slogan più gettonato - ma Pisapia fa paura». Voto agli immigrati, concorsi pubblici aperti agli extracomunitari, la più grande moschea d’Europa, l’aumento delle tasse e dell’Ici sulla casa, il ticket per entrare in città esteso a tutti e aumentato a 5 o addirittura 10 euro, sono tutti incubi che agitano la base leghista. E che possono far dimenticare un rapporto non certo idilliaco con la Moratti. «Bisogna andare in cabina e votare bene - striglia gli indecisi - Certo, la Moratti poteva fare qualcosa di più. Ma non possiamo finire con Pisapia. Non possiamo tagliarci le balle per far dispetto alla moglie». Si avvicina un altro provocatore che urla. Subito allontanato. «Oggi Milano dimostra se è o non è una capitale. Perché se si riempie di rom è un crimine contro i milanesi e tutta la Lombardia». Torna la denuncia del rischio Zingaropoli. «Milano deve essere dei milanesi». A cui la Moratti vuole abbonare un po’ di multe. «Bene - il via libera di Bossi - ce ne sono troppe». Ne è convinto anche il capogruppo in Comune Matteo Salvini: «Finalmente la Moratti ci ascolta, tagliarle è un gesto di buon senso. Quante ce ne sono nei varchi dell’Ecopass prese perché i cartelli non erano chiari da gente in motorino che andava a lavorare?». La Moratti ha promesso che i costi della sanatoria non peseranno sui milanesi. «Col federalismo - aggiunge Bossi - arriveranno più risorse a Milano». E un volantino spiega che «avrà 170 milioni di euro in più, pari al 34 per cento delle risorse, ben 211 euro per ogni milanese da spendere per asili, centri anziani, case popolari». Un giornalista lo provoca: «E se perdete Milano?». Lui si irrita. «Noi siamo qui per vincere. Per vincere capito? Testa di...». E l’epiteto che segue non è certo un complimento. I motivi della sconfitta? «Qualcuno ha sbagliato». Chi ha sbagliato? Nessuna delazione.

«Qualcuno ha sbagliato». Ma c’è il secondo tempo. «A Milano vinciamo - assicura Salvini - E portiamo in consiglio sette leghisti. Prima ce n’era uno solo. Così conteremo di più. Ecco perché tutti andranno a votare Moratti».

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