Economia

L’altalena di Marzotto ora preoccupa la Consob

Saliscendi del titolo: prima tocca nuovi massimi, poi viene sospeso al ribasso, per chiudere in calo dell’1,98%. La società: nessuna operazione in vista

Laura Verlicchi

da Milano

Il caso Marzotto finisce sotto la lente della Consob. A preoccupare l’organismo di controllo della Borsa sono i movimenti del titolo, inspiegabili per gli analisti.
Ultimo della serie, il vorticoso saliscendi di ieri: le azioni di Valdagno sono passate da un rialzo superiore al 7,8% a una flessione del 7,6%, che ha determinato la sospensione per buona parte della seduta, per poi chiudere in calo dell’1,98 per cento a 4,56 euro. Imponenti i volumi: gli scambi hanno interessato il 12,2% del capitale. Tanto che Marzotto, su richiesta della Consob, in serata ha dichiarato in una nota di non prevedere operazioni straordinarie (il cda sarà il 12 settembre).
Raggiunto in vacanza, il presidente e amministratore delegato di Marzotto, Antonio Favrin, se la cava con una battuta: «È il mercato che fa il prezzo ma, per quanto mi riguarda, preferirei azionisti che fossero quasi cassettisti».
Ma in realtà, tra gli addetti ai lavori, quella di ieri appare come l’ennesima puntata di una guerra familiare che fa impallidire quella dei Roses. La prima battaglia, quella per la conquista di Zignago, è stata vinta da Gaetano Marzotto e i suoi fratelli - i «marzottini» - con il cugino Marco Donà dalle Rose, che, sponsor il conte Pietro, hanno lanciato l’Opa sulla società.
Spiazzando la cordata avversaria - guidata dallo stesso Favrin e formata dalla maggioranza dei Donà dalle Rose con Umberto Marzotto e famiglia - che starebbe cercando la rivincita, a colpi di azioni, sul terreno di Valdagno. Ipotesi smentita dagli interessati, a cominciare da Gaetano Marzotto che lancia appelli pubblici all’unità familiare. Ma che spiegherebbe l’anomala lievitazione del titolo Marzotto, che in poco più di un mese - subito dopo il ribasso del 6% seguito alla scissione di Valentino - ha registrato un progresso superiore al 100 per cento.
A Piazza Affari però c’è anche chi disegna uno scenario diverso, protagonista un investitore esterno alla dinastia imprenditoriale, che si preparerebbe a lanciare l’Opa sul gruppo.
Operazione che, secondo gli esperti, pur strapagando l’azienda tessile, non sarebbe neppure eccessivamente dispendiosa in termini assoluti: agli attuali prezzi, comporterebbe un esborso attorno ai 300 milioni. Per adesso, solamente la Gencor di Umberto Marzotto è uscita allo scoperto, comunicando alla Consob di aver raddoppiato la partecipazione nel gruppo di famiglia, portandola al 10,3 per cento.
L’altra «grande indiziata», Canova Partecipazioni, prima azionista di Marzotto, ha smentito ieri, su invito della Consob, qualsiasi operazione sui titoli successiva a quella già comunicata che, il 25 luglio, l’ha portata a detenere l’attuale 20,39% del capitale di Valdagno. Intanto, buona parte degli analisti ha rinunciato a emettere studi sui titoli dell’azienda tessile, perché i prezzi sono talmente “fuori mercato“ da rendere impossibile una spiegazione razionale. La maggior parte di loro, infatti, giudica che il prezzo adeguato non dovrebbe superare i 2,2-2,3 euro per azione, cioè la metà di quello toccato ieri.
Anzi, nelle sale operative la brusca discesa del titolo era stata salutata come il ritorno alla normalità, l’attesa reazione fisiologica a un rialzo eccessivo.

Ma ancora una volta, Marzotto ha sorpreso gli osservatori.

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