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L’altolà del governo: «Eluana non sarà uccisa nei nostri ospedali» Sacconi: «Illegale la sospensione dell’alimentazione» Stop dei sanitari al trasferimento: in forse il viaggio a Udine

Resta in forse l’ultimo viaggio di Eluana Englaro. Ieri pomeriggio sembrava che la giovane in stato vegetativo ormai da 16 anni potesse essere portata, già stamane all’alba, nella casa di cura «Città di Udine», nel capoluogo friulano. Ma ieri sera sono stati sospesi i preparativi per il trasferimento dalla clinica di Lecco, dove la ragazza si trova ricoverata, alla clinica. La sospensione è stata decisa al termine di consultazioni nella serata di ieri fra legali, avvocati e sanitari che seguono la vicenda, e al termine di una giornata iniziata con un altolà da parte del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. L’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione di una persona in stato vegetativo persistente, ha scritto il ministro in un atto di indirizzo firmato anche dai sottosegretari Eugenia Roccella e Francesca Martini, è «contra lege» sia se eseguita in strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn), sia in quelle private convenzionate o accreditate. Un vero macigno sul percorso che potrebbe portare un’ambulanza con Eluana verso una qualsiasi clinica italiana dove iniziare la prassi destinata a concludersi con la morte della giovane donna in stato vegetativo ormai da 16 anni. Un ostacolo che renderà quanto meno difficoltosa, se non improbabile, l’esecuzione della sentenza della corte di Cassazione che autorizzava il distacco del sondino. L’atto, indirizzato a tutte le amministrazioni regionali italiane, «è doveroso affinché tutto il Ssn si uniformi e garantisca a qualunque cittadino il diritto alla nutrizione e all’idratazione», ha precisato Sacconi ricordando come i riferimenti che stanno alla base di questo documento ministeriale sono il parere del Comitato nazionale per la bioetica del 30 settembre 2005, la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità approvata il 13 dicembre 2006 e sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007. L’unica possibilità per interrompere gli aiuti vitali, precisa l’atto del Welfare, è che gli stessi siano «rifiutati dallo stesso paziente in stato vegetativo. Cioè nel caso in cui l’organismo del malato rigetti queste misure». Comunque, ha aggiunto Sacconi, «la valutazione clinica resta affidata al medico».
L’atto di indirizzo è arrivato ieri dopo la diffusione della notizia, da parte del Messaggero Veneto, quotidiano di Udine, che era stato siglato un protocollo legale per l’applicazione della sentenza della Cassazione tra gli avvocati della famiglia Englaro e la Casa di cura «Città di Udine», struttura privata accreditata con il Ssn. Protocollo che avrebbe consentito di trasferire Eluana dalla clinica delle suore Misericordine a una struttura friulana. Così almeno aveva auspicato Beppino Englaro, papà della giovane, per far concludere l’estremo viaggio terreno della figlia proprio in Friuli, terra d’origine della famiglia.
L’indirizzo del ministro ha sollevato immediate reazioni. A detta di Vittorio Angiolini, legale della famiglia Englaro, l’atto «non vale niente, perché la legge non la fa Sacconi»; mentre a definirlo «la solita presa di posizione politica» è Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana, secondo la quale «un atto di indirizzo non ha valenza ostativa e in presenza di una sentenza non dice niente. La pronuncia del giudice che dispone l’interruzione del trattamento che la tiene in vita va eseguita».
Ieri fino a notte si sono rincorse voci e smentite sul trasferimento di Eluana. La clinica friulana infatti avrebbe chiesto tempo proprio per valutare le iniziative ministeriali.

La vicenda sarà chiarita stamane alle 8, quando l’amministratore delegato della clinica, Claudio Riccobon, farà una conferenza stampa per illustrare la posizione della struttura.

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