da Milano
Non sempre le cifre aiutano a capire. Anzi, a volte rendono perfino più complicate le cose. Un esempio? Il dato, diffuso ieri, sul Pil Usa del terzo trimestre. Un dato pessimo, come non si vedeva dal gennaio-marzo 2003: crescita dell1,3%, bel al di sotto delle attese (più 1,8%) e ancor più lontana dal passo tenuto nellultimo scorcio del 2006 (più 2,5%).
Questa espansione modesta, generata in buona misura dalla crisi del settore immobiliare, è stata alla base del nuovo record storico - 1,3682 dollari - toccato dalleuro nel pomeriggio. In serata, però, dopo che il presidente dellEurogruppo Jean-Claude Juncker aveva definito «non preoccupante» lattuale tasso di cambio, la moneta unica ha ritracciato temporaneamente sotto quota 1,36. Semplici realizzi? Non solo. Il fatto è che i mercati hanno cominciato a interrogarsi sulle prossime mosse della Federal Reserve. E non hanno trovato risposte del tutto convincenti. La forte decelerazione economica dovrebbe spianare la strada a un taglio dei tassi, al momento fermi al 5,25%. In realtà, la situazione è resa più complessa dallinflazione, salita tra gennaio e marzo al 4% anche a causa della buona dinamica delle spese per consumi (più 3,8%). Un livello inaccettabile per il numero uno della Fed, Ben Bernanke.
Anche non prendendo in seria considerazione lipotesi di uno scivolamento nella stagflazione (stasi economica accompagnata da alta inflazione), è evidente che Bernanke dovrà muoversi con i piedi di piombo. Alcuni osservatori sono infatti convinti che il successore di Greenspan non cambierà la politica monetaria fino alla fine dellanno, confidando nel fatto che il rallentamento economico possa ridurre la voglia di shopping degli americani. Una limitazione dei consumi avrebbe così effetti benefici sullandamento dei prezzi. Ma potrebbe anche peggiorare la situazione economica. Soprattutto se il mercato del lavoro, per il momento ancora in fase espansiva (per venerdì prossimo è atteso il dato sulloccupazione in aprile), cominciasse a perdere qualche colpo.
Il quadro congiunturale è insomma a favore delleuro.
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