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L’America della moda non ama lo stile Obama

Il presidente affascina, ma gli stilisti disegnano collezioni ispirate ai ricchi bianchi. Tommy Hilfiger immagina i suoi modelli pensando a uomini e donne della California chic, mentre Calvin Klein propone una linea da intellettuale snob della Grande Mela

L’America della moda 
non ama lo stile Obama

New York - L’american beauty si materializza sulle passerelle di New York in due versioni precise e inconfondibili che non han nulla da spartire con Michelle Obama. Da Calvin Klein è bionda, pallida, sottile come un giunco e molto sofisticata: la classica newyorkese intellettuale e snob che dorme con musicisti squattrinati, ma ha il buon senso di sposare art director o business man ricchi sfondati. Anche da Tommy Hilfiger è bionda ma ha la pelle chiara appena dorata dal sole e il corpo magro tonificato dallo sport: il tipico esempio di ragazza che vive in California senza essere una diva perché quelle stanno a Los Angeles dove è tutto un altro film. In poche parole siamo davanti alla solita contrapposizione tra lo stile dell’East Coast e quello della West Coast, ma il modello estetico dominante resta quel che in America chiamano «wasp», acronimo di «white, anglo-saxon, protestant», bianco, anglosassone e protestante.

«Gli Stati Uniti sono un prodotto dei Padri Pellegrini, abbiamo solo reso globale il messaggio del Paese-madre, l’Inghilterra» spiega Tommy Hilfiger prima di far sfilare le sue collezioni uomo e donna per l’estate 2010 su una colonna sonora in cui ricorre almeno tre volte «Love to love you baby», il celeberrimo brano di Donna Summer tutto gemiti e sospiri d’alcova. Il contrasto è interessante perché i modelli non hanno alcun riferimento erotico: semplici completi pantaloni-blusa e spolverino con grossi bottoni dorati, classici chemisier ripresi dall’idea del trench, l’abito-pareo in un zuccheroso punto di rosa e dei bellissimi chinos tagliati come calzoni da equitazione ma indossati con sandaletti a tacco alto in pelle e passamaneria tipo cima marinara intrecciata sui malleoli. Senza trasparenze, scollature assassine e spacchi vertiginosi le ragazze di Hilfiger facevano pensare alle tre S della vacanza ideale: Sea, Sun & Sex.

Quelle scelte da Francisco Costa, talentuoso stilista che da tempo disegna l’universo femminile di Calvin Klein, potranno affrontare senza problemi la più torrida estate in città essendo vestite di pura leggerezza grazie all’uso di tessuti impalpabili e al tempo stesso hi tech che mantengono le forme architettoniche dei vari modelli. «Mi sono ispirato alle opere di Fern Jacobs, un’artista californiana che fa sculture di ceramica tipo vasi e cestini lavorati con le mani: un lungo viaggio attorno alla rotondità» ha detto Costa dopo il defilè. In effetti tutti i capi avevano qualcosa di tondeggiante enfatizzato poi dall’interessante scelta cromatica: le sfumature delle conchiglie (bianco, grigio perla, tabacco e nero) per i modelli da giorno, mentre per quelli da sera c’erano tutte le sfumature iridescenti e fredde dell’Oceano. Ma le ragazze truccate e pettinate in modo da sembrare appena uscite dall’acqua, non avevano niente di tondo essendo magre se non magrissime. «Torna di moda la magrezza, sulle passerelle americane sembra di essere nel maledetto Sudan» tuona giustamente l’ex top model Iman dalle colonne di Worldwide Womenswear Digest, una fanzine distribuita davanti alle tende di Bryant Park dove l’altra sera si è conclusa la fashion week di New York. Adesso il testimone passa a Londra e in vista della kermesse della moda che si concluderà con la sfilata-evento per il centenario di Burberry, The Royal College of Psychiatrist ha invitato gli stilisti a non promuovere sulle passerella un’immagine femminile in odore d’anoressia.

Gli psichiatri inglesi hanno anche lanciato un grido di allarme sui distorti messaggi per dimagrire che circolano nel web in siti come Thinspiration o nel social network Facebook.

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